In questa guida imparerai come curare le orchidee Phalaenopsis in casa, il genere più amato e diffuso al mondo. Al termine della lettura saprai tutto su come coltivare orchidee in casa con successo, dall’annaffiatura al travaso; riuscirai a riconoscere i problemi comuni e saprai come risolverli prima che sia troppo tardi.
Ho scritto questa guida dettagliata su come curare le orchidee in casa per aiutarti a capire le esigenze della pianta, farla crescere sana e vederla rifiorire anno dopo anno.
Qui troverai la risposta ad ogni tua domanda …
Iniziamo !
Ecco di cosa parleremo
- Come curare le orchidee in casa?
- Come crescono le orchidee in natura
- Luce – Illuminazione
- Temperatura
- Umidità ambientale – U/R
- Terriccio per orchidee – Substrato
- Annaffiare le orchidee – Irrigazione
- Concimare le orchidee – Fertilizzante
- Travasare l'orchidea Phalaenopsis – Rinvaso
- Fioritura della Phalaenospis
- Potare lo stelo dell'orchidea
- Malattie e parassiti delle orchidee
- Problemi comuni delle orchidee
- Conclusioni
Come curare le orchidee in casa?
L’orchidea Phalaenopsis necessita di cure leggermente diverse rispetto ad altre piante, specialmente dal punto di vista delle innaffiature e del substrato di coltivazione. Le loro radici sono carnose e spesse, e tendono a marcire quando il terriccio rimane bagnato a lungo.
Proprio per questo motivo vengono coltivate in corteccia, che è molto drenante e trattiene meno acqua rispetto ad un classico medium per piante da appartamento.
Parleremo di questo e di molto altro all’interno di questa maxi guida sulla cura della Phalaenopsis. Se sei di fretta e cerchi qualche guida più minimalista e concisa ti consiglio di leggere come curare le orchidee in inverno o come curarle durante l’estate.
Come crescono le orchidee in natura
Le orchidee falena (Phalaenopsis) sono piante tropicali dei climi caldi e umidi, provengono per lo più dall’asia, fatte eccezioni per alcune specie australiane e della Nuova Guinea.
In natura si aggrappano ai rami e i tronchi degli alberi grazie alle loro radici, che si sono adattate a crescere fuori dalla terra.
Le troviamo solitamente sui rami bassi o a mezza altezza, dove l’orchidea cresce all’ombra della foresta ma dove riceve comunque molta più luce rispetto al sottobosco.
Il clima tropicale dove cresce la Phalaenopsis, è caratterizzato da due stagioni, quella delle piogge e quella secca.
Nell’emisfero boreale le orchidee fioriscono solitamente all’inizio della stagione delle piogge, caratterizzate da giornate afose e notti più fresche.
Orchidee epifite
Le Phalaenopsis sono orchidee epifite, questo significa che cresce aggrappata agli alberi.
Per riuscire a ricevere più luce, l’evoluzione ha fatto sì che le radici dell’orchidea riuscissero a crescere fuori dal terreno.
Per poterlo fare, le radici delle orchidee sono ricoperte da velamen, una membrana spugnosa capace di assorbire velocemente l’acqua della pioggia o dall’umidità dell’aria.
Il velamen è ciò che conferisce il tipico colore argenteo alle radici delle Phalaenopsis quando sono asciutte.
In natura le orchidee epifite trovano le sostanze nutritive dalla decomposizione di corteccia e foglie, dal guano degli uccelli e da particelle di terra soffiate dal vento.
Orchidee a sviluppo monopodiale
La Phalaenopsis, insieme alla Vanda, sono tra le poche orchidee monopodiali coltivate.
Cos’è lo sviluppo monopodiale?
Le orchidee monopodiali crescono lungo un fusto centrale, sviluppandosi in altezza dall’apice della pianta.
Anche le radici e gli steli crescono dal fusto centrale.
Le foglie dell’orchidea falena (Phalaenopsis) crescono asimmetricamente, spuntando una per volta prima da un lato poi dall’altro.
Questo pattern di crescita si distingue dallo sviluppo simpodiale, che è molto più diffuso nel mondo delle orchidee domestiche, tra cui il Dendrobium, l’Oncidium e la Cattleya.
Nel post sullo sviluppo monopodiale e simpodiale delle orchidee puoi approfondire meglio l’argomento.
Fasi di crescita dell’orchidea Phalaenopsis
Prima di vedere come curare le orchidee è importante capire quali sono le fasi di crescita che attraversa, qual’é il suo ciclo insomma.
La crescita di un’orchidea Phalaenopsis, dal momento dell’acquisto alla fioritura successiva, è caratterizzato da 3 fasi:
- Fase di Fioritura: Quando acquistiamo un’orchidea solitamente è per i suoi fiori, la pianta è in piena fioritura e concentra le sue energie nella formazione di boccioli e fiori. La fioritura della Phalaenopsis può durare fino a 4 mesi.
- Fase di crescita: Al termine della fioritura, quando tutti i fiori sono ormai appassiti, l’orchidea torna a concentrare le sue energie sulla crescita di nuove foglie e radici. Durante questa fase la pianta riprende vigore.
- Induzione della fioritura: Quando la Phalaenopsis è in piena salute e/o ha prodotto nuove foglie, può essere indotta a fiorire, innescando la fioritura. Questo lo si può ottenere spostando la pianta in un luogo fresco durante la notte o aspettando che le condizioni si creino naturalmente in autunno. Più avanti nel post trovi un paragrafo proprio su questo.
In giro si trovano un sacco di informazioni errate sull’orchidea Phalaenopsis, dove si dice che “le orchidee hanno un periodo di dormienza dopo la fioritura”.
In realtà le Phalaenopsis non entrano in dormienza, a differenza di altre orchidee sono attive tutto l’anno.
Quello che può capitare è di vedere un’orchidea crescere poco durante l’inverno o l’autunno, ma questo è dovuto alle scarse condizioni climatiche nel nostro emisfero, non alla fase di crescita dell’orchidea.
Luce – Illuminazione
Le Phalaenopsis in natura crescono all’ombra degli alberi, nelle zone basse o intermedie del bosco.
L’ombra della foresta equatoriale è comunque più luminosa rispetto all’ombra al nostro meridiano.
La casa è un ambiente, di per sé ombroso, molto meno luminoso rispetto all’aperto o ad una serra.
Durante l’inverno, quando l’intensità dei raggi solari è minima e le giornate sono corte, le orchidee vanno tenute davanti alla finestra più luminosa della casa.
Durante la primavera e l’estate invece, vanno riparate dai raggi diretti nelle ore più calde del giorno.
Quando il clima lo permette, le orchidee amano stare all’aperto in un luogo ombreggiato.
Quanta luce serve alle orchidee
Le orchidee Phalaenopsis richiedono un’ambiente ben illuminato, ma non così luminoso quanto altre orchidee.
Queste piante amano la luce, ma vanno tenute al riparo dal pieno sole durante l’estate.
Durante l’inverno le orchidee possono prendere luce diretta perché al nostro meridiano i raggi solari non sono così intensi da bruciare la pianta.
In casa, il posto migliore in cui tenere le orchidee è davanti ad una finestra esposta a sud-est.
Per essere più precisi, le Phalaenopsis richiedono tra i 10.000 e i 15000 lux per crescere al meglio delle loro possibilità. I lux possono essere misurati con un luxometro o ci si può fare un’idea indicatica utilizzando un’App luxometro anche se meno precisa.
Ma non temere,
se in casa non hai tutta questa luce, devi sapere che le piante hanno una certa tolleranza e possono crescere bene (ma più lentamente) anche in ambienti meno luminosi.
Cerca semplicemente di tenere le orchidee nel posto più soleggiato di casa, riparandola solo dal pieno sole primaverile e estivo.
Come capire se l’orchidea riceve poca luce
Si può capire se la Phalaenopsis riceve poca luce guardando 3 segnali che la pianta ci manda:
- Foglie scure: Le foglie delle orchidee dovrebbero essere color verde acceso, se la tua orchidea ha le foglie scure probabilmente sta ricevendo troppo poca luce.
- Crescita lenta: quando le piante ricevono poca luce, fanno poca fotosintesi e quindi non sono in grado di crescere ad una velocità ottimale. Le orchidee sono piante a crescita lenta, ma nelle giuste condizioni sono in grado di produrre 1-2 foglie mature ogni anno. Le nuove foglie giunte a maturazione dovrebbero essere grandi quanto quelle precedenti (o più), se non raggiungono questa dimensione probabilmente la pianta ha ricevuto poca luce.
- L’orchidea non fiorisce: Se l’orchidea non fiorisce nell’arco di un anno intero, probabilmente è perché non riceve abbastanza luce. Ci possono essere altri motivi per cui un’orchidea non rifiorisce, in alcuni casi la fioritura può essere indotta (più avanti ti spiegherò come) ma la maggior parte delle volte la causa è la poca luce.
Nel caso in cui la tua orchidea non riceva abbastanza luce, spostala in un luogo più luminoso oppure integra la luce con delle lampade artificiali. Nel caso delle Phalaenopsis delle lampade a led da 15W tenute a 20-30cm dalla pianta possono bastare.
L’immagine qui sotto mostra come cambia il colore delle foglie al variare dell’intensità luminosa. All’ombra le foglie si scuriscono nel tentativo di attirare più raggi solari.
Come capire se l’orchidea riceve troppa luce
Per capire se le orchidee hanno troppa luce bisogna osservare il colore delle foglie.
Le foglie delle orchidee dovrebbero essere di un verde acceso, nel caso in cui la luce fosse troppo forte, iniziano a schiarirsi tendendo sempre più al giallo.
Il primo segnale di troppa luce sono le foglie gialle, con un ingiallimento che colpisce le parti più esposte al sole.
Se trascurato, il problema può aggravarsi causando delle vere e proprie bruciature marroni sulle foglie.
Durante l’estate possono bastare poche ore di luce diretta per provocare queste scottature, anche se il danno non è sempre subito visibile.
Solitamente comunque, il sole del primo mattino o quello del tardo pomeriggio non è così intenso da bruciare le foglie.
Nel caso in cui la tua orchidea riceva troppa luce, spostala in un luogo un pochino più ombroso o assicurati che non riceva luce diretta in estate.
Temperatura
L’orchidea Phalaenopsis è una pianta tropicale che ama il caldo e l’umidità.
Nonostante questo è molto tollerante al clima e si adatta benissimo agli ambienti domestici.
La temperatura ideale per le orchidee è di 17-18°C durante la notte e 24-30°C durante il giorno, ma tollerano temperature minime di 13°C e massime superiori a 35°C (purché si tenga l’orchidea all’ombra).
La temperatura va misurata vicino alle piante, con un termometro. In commercio ne trovi diversi che registrano anche le temperature minime e massime.
In casa le temperature si aggirano tra in 17-18°C d’inverno e 25-30°C d’estate e sono praticamente perfette per le orchidee.
Durante l’inverno, quando le temperature sono miti e la luce scarseggia, le orchidee crescono meno.
In questo periodo, che va da dicembre ad aprile, le orchidee tendono a fiorire naturalmente perché l’escursione termica tra il giorno e la notte crea le condizioni ideali per la sua fioritura.
Una differenza di 5-7°C tra il giorno e la notte, protratto per alcune settimane, crea uno stimolo per la pianta, al quale lei risponde gettando nuovi steli floreali.
Problemi causati dal freddo
Temperature troppo basse, inferiori ai 13-15°C, possono causare macchie scure (necrosi) sulle foglie e sui fiori.
Più il freddo è intenso o prolungato, più i danni saranno evidenti, arrivando a ricoprire buona parte del fogliame. A temperature sotto zero, le cellule della pianta rischiano di esplodere per via della pressione, arrivando anche ad uccidere la pianta.
Le macchie nere diventano visibili solamente alcuni giorni dopo che l’orchidea è stata al freddo.
Se l’orchidea è stata esposta al freddo, puoi ridurre i danni facendola ambientare gradualmente al clima di casa. Per esempio puoi tenerla per alcuni giorni in un luogo fresco a 15-18°C prima di portarla in casa.
Spostare un’orchidea, da un luogo troppo freddo ad uno caldo velocizza la necrosi. Meglio fare le cose gradualmente.
Per via delle basse temperature, i boccioli delle orchidee possono ingiallire e asciugare, prima ancora di aprirsi.
Inoltre, le temperature troppo basse, in combinazione con un tasso di umidità alto creano il clima perfetto per il proliferare di funghi. A questo si aggiunge il fatto che la pianta assorbe meno acqua, è più soggetta al ristagno idrico e aumentando così il rischio di marciume radicale.
Problemi causati dal caldo
I problemi causati da temperature troppo alte sono rari nella Phalaenopsis, questa orchidea tollera molto bene il caldo, anche molti gradi in più rispetto alla sua temperatura ottimale.
È difficile che una temperatura eccessiva da sola causi danni all’orchidea.
In combinazione con una bassa umidità o tanta luce, può portare l’orchidea a disidratarsi perché traspira ed evapora più acqua di quanta ne riesca ad assorbire.
Le foglie di un’orchidea disidratata sono opache, rugose e raggrinzite.
Se la causa delle foglie rugose è causata (in parte) dalla temperatura, puoi fare una di queste tre cose:
- Spostare l’orchidea in un posto più fresco,
- aumentare l’umidità ambientale per aiutare la pianta a tenere aperti gli stomi (nel capitolo sull’umidità trovi alcune soluzioni domestiche per alzare l’U/R,
- metti la orchidea in un luogo più ombroso; in questo modo rallenti il metabolismo della pianta riducendo l’intensità luminosa.
Umidità ambientale – U/R
Le orchidee sono piante tropicali e amano climi umidi con un tasso di umidità del 70%.
In casa, è difficile mantenere un tasso di umidità così alto, specialmente durante i mesi invernali quando è acceso il riscaldamento.
Per fortuna, le Phalaenopsis si adattano bene anche ad ambienti più asciutti, con una U/R di 40-50% più vicina a quella di casa nostra.
L’umidità influisce sull’apertura degli stomi della pianta, l’orchidea può sopravvivere anche in un clima secco, ma chiuderà gli stomi per ridurre la traspirazione e di conseguenza farà meno fotosintesi e rallenterà la crescita.
Un clima troppo secco (<40%) può far avvizzire i fiori e i boccioli delle orchidee.
3 rimedi per alzare l’umidità in casa
Per alzare l’U/R nell’ambiente in cui teniamo le orchidee ci sono diverse soluzioni, alcune più laboriose di altre.
Qui sotto ti elenco i 3 metodi casalinghi per aumentare l’umidità ambientale in casa, più precisamente nell’area che circonda le tue piante:
- Vassoio di evaporazione: Questo metodo consiste nel creare uno strato di argilla espansa (o altro materiale inerte che non marcisce) ed immergerla d’acqua. L’orchidea deve essere appoggiata sopra all’argilla senza che il vasetto entri in contatto con l’acqua. In questo modo l’acqua nel sottovaso evapora aumentando l’umidità, senza essere assorbita dal terriccio.
- Spruzzare le orchidee: Nel caso in cui l’umidità è molto bassa o in concomitanza con temperature alte, si può nebulizzare dell’acqua sulle foglie della pianta. Questo l’aiuterà anche ad abbassare la temperatura fogliare. Nebulizza al mattino o evita per lo meno che l’orchidea rimanga bagnata la notte.
- Umidificatore: Tra le 3 questa è sicuramente la scelta più professionale ma anche quella più costosa. Molti umidificatori permettono di impostare un tasso di umidità minimo; ogni volta che l’U/R scende sotto quella soglia l’elettrodomestico si accende.
Ventilazione
L’aria della stanza in cui teniamo le orchidee dovrebbe sempre restare in movimento.
Non intendo dire che casa nostra debba diventare una galleria del vento, basta che l’aria umida non rimanga stagnante intorno alle piante e che ci sia ricambio d’aria.
Quando l’umidità ambientale è molto alta (>70%) sarebbe ideale ventilare la stanza con un ventilatore, in modo da prevenire l’insorgere di funghi e muffe.
Terriccio per orchidee – Substrato
Il terriccio per orchidee, o meglio substrato per orchidee è il medium in cui le piante crescono le loro radici; questo può essere composto da materiale organico o roccioso purché abbia determinate caratteristiche fisiche.
Il miglior terriccio per orchidee deve essere ben drenante e arioso per consentire alle radici di crescere in un ambiente ben ossigenato.
Non dimentichiamo che le orchidee sono epifite e crescono sugli alberi.
Utilizzare un terriccio troppo fine può rendere impossibile una cosa facile come curare le orchidee.
In passato le orchidee venivano coltivate in osmunda, questa felce è ora protetta in molte zone e ad oggi è molto difficile da reperire;
Il terriccio per orchidee più utilizzato è la corteccia di pino o di abete, chiamata nel gergo bark.
Il bark per orchidee è economico, facile da reperire e ha le caratteristiche fisiche ideali per queste piante. Proprio per questo coltivatori di orchidee di tutto il mondo utilizzando il bark come substrato di coltivazione, ottenendo risultati eccezionali.
Spesso questo terriccio viene mischiato a del muschio di sfagno per aumentare la sua capacità di trattenere acqua, solitamente 80-90% bark e 10-20% muschio di sfagno.
In commercio si trovano molti mix per orchidee già pronti, alcuni buoni altri discutibili. Personalmente preferisco preparare da solo il terriccio per le mie orchidee, ma se scegli un mix già pronto fai attenzione che non contenga torba.
Nell’arco degli anni, molti hobbisti sono passati dall’utilizzo del bark a substrati inerti, come l’argilla espansa o la pomice, nell’intento di ridurre la frequenza dei travasi o semplicemente per sperimentare nuove tecniche culturali (come la coltivazione semi-idroponica).
Qualunque sia il terriccio per orchidee che intendi utilizzare, l’importante è che sia in grado di ricreare un ambiente umido ma ben ossigenato per le radici, senza restare bagnato troppo a lungo.
Il substrato deve avere un’abbondante macroporosità per permettere all’aria di circolare tra le radici, ma anche una buona microporosità per riuscire ad assorbire e trattenere una buona quantità di acqua.
Quando scegli un terriccio ricordati che ti accompagnerà per almeno 2 anni, anche in condizioni climatiche molto diverse, come l’estate e l’inverno. Scegli un substrato che ti permetta di annaffiare ogni 2-3 giorni d’estate e che asciughi in circa una settimana durante l’inverno.
Corteccia per orchidee – Bark
La corteccia di pino o di abete è la componente principale di quasi tutti i substrati per orchidee.
Oltre che essere il substrato che più si avvicina a quello su cui crescono le orchidee in natura, il bark garantisce un ottimo drenaggio dell’acqua e lascia libero accesso all’aria.
Le dimensioni della corteccia possono variare sensibilmente. Più i pezzi di corteccia sono piccoli più acqua sono in grado di trattenere tra le particelle; viceversa più i pezzi sono grandi e minore sarà la ritenzione idrica (a vantaggio dell’ossigenazione).
Il migliore bark per orchidee Phalaenopsis ha una pezzatura grossa, maggiore di 12mm. Una corteccia troppo fine potrebbe trattenere troppa acqua e causare problemi nei mesi invernali in cui l’orchidea diminuisce il suo fabbisogno idrico.
Non utilizzare la corteccia per pacciamatura perché ha una pezzatura mista e contiene un sacco di spore di funghi al suo interno; Online è facile reperire del bark selezionato apposta per le orchidee.
La corteccia ha un pH acido (intorno al 4) che tende ad acidificare l’acqua d’irrigazione. Per un neofita questo può sembrare allarmante ma in realtà questo ci aiuta molto nel compensare l’alcalinità dell’acqua del rubinetto.
Il bark va cambiato ogni 2-3 anni, quando diventa di colore scuro e puoi spezzarlo facilmente con due dita.
Come tutti i substrati naturali tende ad invecchiare col tempo, si spezzetta e si decompone. I pezzetti di corteccia si rompono e si compattano, aumentando la ritenzione idrica, mentre il pH aumenta per via della decomposizione.
L’invecchiamento del terriccio è il motivo principale per cui si travasa una Phalaenopsis.
Muschio per orchidee – Sfagno
Il muschio per orchidee è un substrato molto spugnoso capace di assorbire molta acqua. Lo sfagno viene spesso aggiunto alla corteccia per aumentare la ritenzione idrica del mix quando si vive in ambienti caldi o asciutti.
Puoi usare il muschio puro “non in mix” per aiutare a radicare piccole orchidee o piante con poche radici; questo metodo può stimolare la crescita delle radici creando un ambiente più umido. Non pressare lo sfagno, cerca piuttosto di lasciarlo bello arioso e annaffialo con cautela per non inzupparlo troppo.
Il pH dello sfagno è acido (3 – 4,5 in base alla provenienza).
Altri substrati per orchidee
Oltre al più comune bark e allo sfagno, molti altri materiali possono essere utilizzati come substrati per orchidee, sia naturali che inerti.
Tra le alternative naturali al bark troviamo l’orchiata e la fibra di cocco a cubetti. I substrati rocciosi più utilizzati invece sono l’argilla espansa, la pomice e la perlite.
Materiali inerti, come quelli rocciosi, non rilasciano sostanze nutritive e non si degradano nel tempo; sono molto duraturi e possono essere sterilizzati e riutilizzati più volte.
Le Phalaenopsis, possono essere coltivate anche con le radici legate su delle zattere, senza vaso, mentre alcuni hobbisti si dilettano nel crescerle in vasi di vetro per fiori e radici libere (senza terriccio). Ovviamente questo tipo di coltivazione richiede un po’ più di attenzioni e vole innaffiature giornaliere.
Qualunque sia il terriccio che userai, l’importante è che si adatti bene alle tue condizioni climatiche e al tempo che puoi dedicare alle orchidee.
Annaffiare le orchidee – Irrigazione
Comprendere quando e come annaffiare un’orchidea è un’abilità importante che bisogna imparare per capire come prendersi cura delle orchidee con successo.
In questo paragrafo trovi un riassunto sull’innaffiatura dell’orchidea, se vuoi approfondire meglio l’argomento ho scritto una guida completa all’irrigazione delle orchidee.
Le orchidee Phalaenopsis come sappiamo sono piante epifite, che crescono con le radici aggrappate agli alberi e libere nell’aria.
Le radici di queste piante sono in grado di assorbire molto rapidamente l’acqua, grazie alla membrana spugnosa, chiamata velamen, che le ricopre.
Il velamen assorbe acqua come una spugna, questa sua caratteristica è fondamentale per la sopravvivenza della pianta in natura, dove l’orchidea deve approfittare delle piogge e dell’umidità per assorbire l’acqua di cui ha bisogno.
In vaso invece, bisogna fare molta attenzione a non innaffiare troppo, altrimenti questa membrana si inzupperebbe d’acqua e non lascerebbe passare l’ossigeno alle radici.
Se l’apparato radicale dell’orchidea non riceve ossigeno tende a soffocare rapidamente causando la morte delle radici per asfissia.
La Phalaenopsis sopporta meglio 2 di giorni senza acqua piuttosto che un paio di giorni con le radici zuppe.
Per fortuna il vaso delle orchidee è trasparente e ci permette di controllare con facilità se le radici sono asciutte o bagnate.
Quando annaffiare le orchidee
Le orchidee vanno annaffiate a radici asciutte, questo vale specialmente per l’Orchidea Falena.
Se ti stavi chiedendo “ogni quanto devo innaffiare l’orchidea?” la risposta è “dipende”. Sono troppi i fattori che influiscono sulla frequenza dell’annaffiatura, come:
- Temperatura,
- umidità,
- substrato,
- fase di crescita dell’orchidea,
- metodo d’innaffiatura.
Per capire quando bisogna annaffiare le orchidee (più precisamente la Phalaenopsis) bisogna aspettare che il substrato e le radici siano asciutte; Questo può variare enormemente tra estate e inverno.
Durante l’inverno, quando le temperature sono basse e la luce è scarsa, bisogna bagnare meno (molto meno) rispetto al periodo estivo.
Per esempio, io annaffio le orchidee ogni 3 giorni d’estate, mentre in inverno le bagno ogni 7-10 giorni.
Per capire quando annaffiare le orchidee ci sono 2 metodi molto semplici con cui non puoi sbagliare:
- Guarda il colore delle radici: le radici delle Phalaenopsis sono verdi quando sono bagnate, argentee quando sono asciutte. Se le orchidee sono in vasetti trasparenti è molto facile osservare il colore delle radici, quando prendono un colore grigio argentato sono asciutte ed è il momento perfetto per annaffiare.
- Peso del vasetto: quando non è possibile guardare le radici (perché il vaso non è trasparente o quando si hanno tante orchidee) ci si può affidare al peso del vaso per capire se il terriccio è asciutto o bagnato; Un vaso carico d’acqua è più pesante rispetto ad uno asciutto. Questo metodo può richiedere un pizzico in più di esperienza (sensibilità) ma è molto vecole e pratico.
Come annaffiare le orchidee
Le orchidee possono essere annaffiate in due modi, per immersione oppure dal bordo del vaso.
L’innaffiatura per immersione consiste nell’immergere il vasetto dell’orchidea fino all’orlo in una bacinella d’acqua. Lascia il vaso immerso per 5-10 minuti per dare tempo al terriccio di idratarsi.
Finito, prima di rimettere l’orchidea al suo posto assicurati di lasciar gocciolare via l’acqua in eccesso.
Con questo metodo il substrato assorbe tutta l’acqua che riesce a trattenere ed è perfetto per annaffiare le orchidee nei mesi caldi (quando la pianta richiede più acqua).
L’annaffiatura dal bordo è molto intuitiva, consiste nel versare l’acqua sul terriccio, come si farebbe con qualunque altra pianta.
Annaffia abbondantemente perché il substrato per orchidee drena l’acqua molto velocemente.
Se bagnato in questo modo il terriccio diventa umido in superficie ma rimane piuttosto asciutto all’interno.
Questo tipo di annaffiatura è migliore d’inverno quando la pianta necessita di poca acqua ed è a rischio ristagno.
Problemi dovuti ad una scorretta annaffiatura
I problemi più comuni dovuti ad una scorretta annaffiatura sono molto spesso dovuti al terriccio troppo bagnato.
Ci si può dimenticare di innaffiare un’orchidea Phalaenopsis per giorni senza grossi danni ma bisogna evitare che il terriccio rimanga bagnato troppo a lungo.
Un’annaffiatura troppo frequente soffoca le radici delle orchidee.
Il primo segnale dell’asfissia radicale sono le foglie gialle; Se il problema viene trascurato le radici marciscono e muoiono.
Un’orchidea senza radici non riesce ad assorbire acqua e si riconosce dalle foglie flosce e avvizzite.
Concimare le orchidee – Fertilizzante
La concimazione per le orchidee è importante tanto quanto per le altre piante. Oltre all’acqua, la luce e l’anidride carbonica, l’orchidea necessita anche si sostanze nutritive per potersi sviluppare e svolgere le sue funzioni fisiologiche.
In natura le orchidee epifite vengono “concimate” da materiale vegetale decomposto, scarti di animali e particelle di terra;
In casa puoi tranquillamente concimare le orchidee con del fertilizzante liquido o solubile.
Diffida dalle ricette per autoprodurre un concime naturale fatto in casa. Creano più problemi che altro.
Le orchidee non hanno bisogno di molto concime per sopravvivere, ma quel poco è fondamentale.
Per questo bisognerebbe concimare le orchidee con del fertilizzante ben diluito.
Quando concimare le orchidee
Le Phalaenopsis sono orchidee a crescita continua e possono essere concimate tutto l’anno.
Le orchidee sono piante che richiedono poco fertilizzante ma amano riceverlo frequentemente.
Quanto frequentemente ? Beh questo sta a te, puoi concimare le orchidee ogni 4 bagnature, ogni 2 oppure ad ogni annaffiatura.
Ovviamente le dosi di fertilizzante cambiano in base alla frequenza con cui concimi, nel prossimo paragrafo ti spiego meglio.
Quando la pianta è in fioritura bisogna stare particolarmente attenti a non esagerare con il fertilizzante, specialmente se contiene molto Azoto (N).
Troppo fertilizzante durante il periodo di fioritura può far avvizzire i fiori, mentre troppo Azoto nella soluzione nutritiva può far cadere i boccioli prima ancora che si aprano.
Da qui nasce il mito che le orchidee non devono essere concimate in fioritura.
In realtà le piante possono essere fertilizzate anche in questo periodo, anzi, se fatto correttamente rende la fioritura ancora più maestosa.
Come concimare le orchidee
In molti si chiedono come concimare le orchidee e la verità è che esistono molti modi per farlo, alcuni più semplici di altri.
Un metodo semplice con cui puoi iniziare consiste nel somministrare del fertilizzante completo contenente anche micronutrienti (liquido o solubile) durante tutta la fase di crescita e di fioritura.
Questo metodo è il più facile ed è quello che ti consiglio se non hai dimestichezza con il fertilizzante.
In base alla frequenza con cui concimi le orchidee, il dosaggio del fertilizzante cambia. Per esempio, se concimi una volta ogni 2-3 innaffiature puoi utilizzare il dosaggio consigliato dal produttore di fertilizzante, se invece lo fai ad ogni bagnatura dovrai diluire solo metà della dose raccomandata.
Ho scritto un articolo molto interessante sulla concimazione, se ti interessa lo trovi qui.
Se l’utilizzo del fertilizzante non ti spaventa e vuoi risultati migliori, puoi concimare tenendo in considerazione la fase di sviluppo della pianta.
Ecco come concimare le orchidee in modo professionale:
- Post fioritura e crescita vegetativa: concima le orchidee con fertilizzante azotato NPK 30-10-10 + micronutrienti. In alternativa puoi utilizzare del concime per piante verdi.
- Fioritura: quando lo stelo della pianta è lungo circa 10cm, concima con del fertilizzante ad alto contenuto di Potassio NPK 10-30-20 + micronutrienti. Un concime per piante fiorite è una buona alternativa facile da reperire.
- Nitrato di Calcio: questo concime andrebbe alternato al 30-10-10 e al 10-30-20 in modo da integrare il calcio, che altrimenti la pianta farebbe fatica ad assorbire.
Il dosaggio del fertilizzante va corretto in base alla frequenza dell’innaffiatura, come spiegato poco fa.
Se anche a te piace misurare la salinità dell’acqua d’irrigazione, la soluzione nutritiva per le orchidee dovrebbe avere una EC compresa tra 0,75 e 1,25 ms/cm.
Travasare l’orchidea Phalaenopsis – Rinvaso
Il rinvaso dell’orchidea va fatto ogni 2-3 anni per sostituire il terriccio vecchio con uno nuovo e per dare alla pianta più spazio per crescere.
La procedura è un po’ diversa rispetto a quella con cui si travasano altre piante, soprattutto per il fatto che le orchidee non vengono coltivate nel terriccio tradizionale a base di torba.
Ci sono delle accortezze particolari di cui bisogna tenere conto, tra cui:
- capire quando travasare un’orchidea,
- sapere come rinvasare un’orchidea.
Vediamole insieme…
Quando travasare l’orchidea
Il momento migliore per travasare le orchidee è al termine della fioritura, quando la pianta riprende a sviluppare nuove radici. Il nuovo apparato radicale può così crescere direttamente nel nuovo substrato e si limita al minimo lo stress da travaso.
Capire quando travasare l’orchidea è molto semplice e (per fortuna) non va fatto dopo ogni fioritura.
Il rinvaso dell’orchidea falena (Phalaenopsis) va fatto in 3 circostanze:
- La pianta è cresciuta troppo: In questo caso la pianta è cresciuta e necessita un vaso più grande per lasciare spazio alle radici di crescere. Le Phalaenopsis non crescono molto velocemente e solo pochi ibridi raggiungono dimensioni tali da richiedere un vaso da più di 1,5L (15cm di diametro).
- La corteccia è troppo vecchia: Questo è il motivo principale per cui bisogna travasare le orchidee. Il bark tende a deteriorarsi col tempo e le innaffiature e bisogna sostituirlo con della corteccia nuova ogni 2-3 anni.
- L’orchidea ha radici secche o marce: Se la tua orchidea ha diverse radici marce o secche visibili attraverso il vasetto o dai segni di disidratazione, la cosa migliore da fare è svasarla, rimuovere le radici marce con delle forbici sterilizzate e rinvasare con del nuovo terriccio.
Come travasare l’orchidea
Il rinvaso delle orchidee monopodiali come la Phalenopsis è molto semplice e facile da imparare.
La cosa che rende il travaso di queste piante diverso da quelle tradizionali è il terriccio. A differenza del Ficus o della Begonia, le Orchidee non vengono coltivate in torba ma nella corteccia (o altri materiali molto drenanti).
Questo è un’enorme punto a favore per le orchidee perché ci permette di ispezionare bene le radici e rimuovere quelle marce.
Vediamo insieme come travasare l’orchidea passo per passo :
- Assicurati che le radici della pianta siano umide, in questo modo puoi maneggiarle più facilmente senza il rischio di romperle. Se le radici sono asciutte procedi ad innaffiare.
- Estrai l’orchidea dal vaso afferrando quante più foglie possibili, poi inclina il vaso finché la pianta non scivola fuori. Se necessario tira con delicatezza facendo attenzione a liberare le radici che son cresciute nei fori di drenaggio del vaso.
- Rimuovi tutta la corteccia (o altro substrato) facendo attenzione a non rompere le radici. Puoi sciacquare le radici sotto al rubinetto per togliere le parti più piccole.
- Elimina tutte le radici morte utilizzando delle forbici sterilizzate con alcool, candeggina o fiamma. Le radici morte solitamente sono marroni e si schiacciano facilmente al tatto.
- Prendi un nuovo vaso o disinfetta quello precedente se intendi riutilizzarlo.
- Metti una manciata di corteccia sul fondo del vasetto.
- Ora invasa l’orchidea in modo che rimanga al centro del vaso.
- Riempi il vaso fino all’orlo di terriccio per orchidee, senza schiacciare con le dita. Per riempire gli spazi vuoti picchietta delicatamente il bordo del vaso in modo da far cadere giù i pezzetti di corteccia (o altro substrato).
- Aspetta un paio di giorni prima di annaffiare, in modo da lasciare asciugare le radici e cicatrizzare eventuali tagli aperti (dovuti alla potatura delle radici marce).
Finito ! Come vedi è veramente molto facile rinvasare un’orchidea di questo tipo.
Fioritura della Phalaenospis
La Phalaenopsis è probabilmente l’orchidea con la fioritura più spettacolare tra tutte e anche una di quelle che fiorisce più a lungo. Non è difficile capire perché questa pianta ha trovato posto nelle case di milioni di Italiani, grazie anche alle centinaia di diverse colorazioni e conformazioni sul mercato.
Di orchidee Phalaenopsis ce ne sono letteralmente per tutti i gusti, con fiori grandi, piccoli, con un solo stelo o con 7-8, dal portamento eretto o cascante.
Oltre alla sua bellezza, il motivo per cui queste orchidee hanno preso così tanto piede è per il fatto che le troviamo fiorite durante tutto l’arco dell’anno, dal natale alla festa della mamma.
Perché ?
Semplice, perché la fioritura della Phalaenopsis può essere indotta in qualsiasi momento dell’anno, non solamente a febbraio/marzo quando siamo soliti vederle fiorire al nostro meridiano.
Come si induce a fiorire questa orchidea ?
Lo vediamo tra poco, nel frattempo cerchiamo di capire qualcosa di più sulla fioritura.
Quanto dura la fioritura dell’orchidea ?
La fioritura dell’orchidea Phalaenopsis dura circa 2-4 mesi da quando il primo bocciolo inizia ad aprirsi a quando cade l’ultimo fiore. Incredibile vero? Una sola orchidea può fiorire per quasi un terzo dell’anno.
Ma è sempre così ?
Non proprio, anche se la fioritura dell’orchidea falena è normalmente lunga, bisogna evitare di stressare la pianta per evitare che perda prematuramente i fiori.
Per fortuna ci sono degli accorgimenti che si possono adottare per allungare la fioritura dell’orchidea, tra cui:
- Qualità e varietà della pianta: Quando acquisti un’orchidea assicurati di scegliere un’esemplare sano e con molti boccioli ancora chiusi.
- Temperatura: A temperature comprese tra 18°C e 22°C i fiori della Phalaenopsis rimangono aperti più a lungo; Anche i boccioli si aprono più lentamente e questo aiuta ad allungare la durata della fioritura.
- Umidità: Un clima umido (60-70%) contrasta l’essiccazione dei fiori e li mantiene sani e idratati.
- Luce: Se le orchidee ricevono una luce adeguata (abbondante ma mai diretta durante le ore calde d’estate) sono più vigorose e sane, e di conseguenza avranno una fioritura più lunga e abbondante.
- Annaffiatura: Una corretta innaffiatura è fondamentale per una fioritura duratura; Evita assolutamente ristagni d’acqua o periodi prolungati di siccità.
Mettendo i pratica questi accorgimenti (quando possibile) l’orchidea può arrivare a raddoppiare la durata della fioritura.
Ricorda di non mettere mai le orchidee vicino alla frutta, come potrebbe succedere se tieni la pianta sul tavolo della cucina. Molti frutti maturando rilasciano un gas chiamato etilene, che può far perdere i fiori alla tua pianta in men che non si dica.
Perché l’orchidea non rifiorisce ?
Qui in Italia, le orchidee fioriscono normalmente tra gennaio e marzo, senza bisogno di far nulla se non dare acqua e luce a sufficienza.
Quindi, se le condizioni sono giuste la Phalaenopsis fiorisce tutti gli anni.
Se la tua orchidea non rifiorisce da più di 12 mesi (nonostante sia sana) molto probabilmente la causa sarà:
- Carenza di Luce: Il motivo principale per cui un’orchidea non rifiorisce è perché riceve poca luce e non ha le energie per fiorire. In questo caso non solo la pianta non fiorisce, ma anche la crescita sarà rallentata e si può notare che le nuove foglie rimangono più piccole di quelle precedenti. Come risolvere il problema? Sposta l’orchidea in un luogo più luminoso.
- Bassa escursione termica giorno/notte: Le Phalaenopsis hanno bisogno di un’escursione termica tra il giorno e la notte di 5-8°C per iniziare a fiorire. Queste condizioni solitamente si creano naturalmente in casa nei mesi autunnali, ma in alcune circostanze può capitare che non avvengano. Come risolvere il problema? Lo vediamo nel paragrafo successivo.
Come indurre la fioritura dell’orchidea
Prima di vedere come forzare un’orchidea a fiorire bisogna capire cosa si intende per induzione alla fioritura. Molte piante, hanno bisogno di un “innesco” per capire che è arrivata la loro stagione per fiorire; questo può essere la temperatura oppure il fotoperiodo (numero di ore di luce/buio giornaliere).
Nel caso della Phalaenopsis l’innesco che le induce a fiorire è la temperatura, per l’esattezza l’escursione termica tra il giorno e la notte. Non è l’unica della sua famiglia ad adottare questo comportamento, anche Dendrobium, Cymbidium e tante altre orchidee necessitano di freddo per fiorire.
A un’orchidea falena serve uno sbalzo termico giorno/notte di circa 5-8°C per iniziare a fiorire; In natura questo avviene nella stagione delle piogge.
E come si induce la fioritura dell’orchidea in casa?
Sposta l’orchidea in un luogo fresco la notte, se necessario anche all’aperto, facendo attenzione che le temperature non scendano mai sotto i 13-15°C . Durante il giorno invece tieni la pianta in casa a una temperatura maggiore.
Continua questo processo finché lo stelo (o gli steli) floreale non inizia a crescere, solitamente ci vogliono 2-3 settimane. Più è accentuato lo sbalzo termico e più veloce sarà il processo.
Una volta che lo stelo floreale inizia a crescere la fioritura è ufficialmente iniziata e l’induzione è avvenuta con successo.
Ora puoi lasciare la Phalaenopsis al suo posto senza doverla più spostare, dovrai solo attendere che lo stelo cresca e fiorisca.
Potare lo stelo dell’orchidea
La tematica sulla potatura dello stelo apre sempre un dibattito tra chi dice che lo stelo non va mai potato e chi invece afferma che deve sempre essere tagliato.
La verità è che dipende dalla salute della pianta, da preferenze estetiche e da ciò che ci si aspetta dalla fioritura successiva. Ricorda che in natura nessuno passa a dare una “spuntatina” agli steli delle orchidee quando sfioriscono, le piante non ne hanno bisogno.
Personalmente preferisco potare lo stelo alla base per una questione estetica, in modo che la pianta rifiorisca su uno stelo nuovo che cresce regolare e con fiori belli grossi.
Ma questo è un mio gusto personale, la potatura dell’orchidea può avvenire anche al 1-3° internodo non fiorito o può non essere proprio fatta. Anzi, in alcuni casi lasciando lo stelo si da modo alla pianta di produrre dei keiki, piccole piantine identiche a loro.
Se l’apice dello stelo rimane verde e vivo, l’orchidea può rifiorire sullo stesso stelo quando le condizioni climatiche glie lo permettono.
Quando potare lo stelo dell’orchidea
Lo stelo dell’orchidea falena può essere potato a fine fioritura, quando i fiori si sono seccati o sono caduti.
Se lo stelo è ramificato ed una ramificazione ha ancora dei fiori o dei boccioli puoi tranquillamente tagliare via la porzione di ramo secca.
Come potare lo stelo dell’orchidea
La potatura dello stelo della Phalaenopsis può essere fatta in 3 modi:
- tagliare lo stelo alla base:
questo metodo di potatura consiste nel rimuovere l’intero stelo floreale tagliandolo il più vicino possibile al fusto. Il vantaggio di questa tecnica è che si forza l’orchidea a creare un nuovo stelo vigoroso e pieno di fiori; ovviamente l’orchidea impiegherà più tempo a rifiorire dovendo creare lo stelo da zero. - tagliare lo stelo sopra al primo nodo dormiente:
questa tecnica di potatura consente di avere uno stelo rifiorito rapidamente e con una bella forma (anche se un po’ meno vigoroso rispetto al primo metodo). Individua il primo internodo alla base della pianta e taglia lo stelo 1-2 cm sopra di esso. - tagliare lo stelo sotto al primo nodo vuoto:
Il nodo vuoto è quello da cui è già sbocciato un fiore o cresciuto un ramo. Questi nodi hanno già fiorito e non sono più in grado di produrre nuovi fiori o ramificazioni. Taglia lo stelo 1-2 cm sotto al primo nodo vuoto in modo da stimolare le gemme sottostanti a ramificare. Questo modo di potare l’orchidea permette alla pianta di poter rifiorire velocemente, anche se la forma sarà poco armonica e regolare.
Se l’apice dello stelo è ancora vivo si può scegliere di non potarlo affatto perché, se indotto a fiorire, potrebbe riprendere la fioritura in poche settimane. La forma del ramo purtroppo sarà un po’ “spettinata” e tenderà a crescere verso il basso.
Personalmente preferisco tagliare lo stelo alla base o sopra il primo nodo, ma quando mi chiedono come potare le orchidee non posso non fare cenno anche agli altri metodi.
Malattie e parassiti delle orchidee
Le orchidee sono piante molto resistenti, ma come tutti gli esseri viventi sono soggette a malattie e parassiti.
In questo paragrafo cercheremo di capire rapidamente quali sono i mali che affliggono più comunemente le orchidee, in modo da sapere come agire per combatterli.
I problemi parassitari e le malattie non sono di certo gli argomenti più divertenti da leggere, per questo ho cercato di sintetizzare il più possibile in modo da toccare solo i concetti fondamentali.
Se a fine lettura ti interessa approfondire di più sull’argomento ti rimando a questi due post “Parassiti e malattie delle orchidee” e “Orchidee malattie delle foglie“.
Bene, vediamo ora quali sono le malattie e i parassiti che più spesso infestano le orchidee.
Insetti che infestano le orchidee
- Afidi: Gli afidi sono probabilmente i parassiti più comuni delle orchidee, misurano circa 3mm e possono essere di colore bianco, verde o nero. Questi parassiti si nutrono della linfa della pianta, attaccano soprattutto i boccioli e le foglie giovani. Gli afidi possono essere debellati manualmente, risciacquando la pianta oppure utilizzando prodotti mirati.
- Cocciniglie: Le cocciniglie sono parassiti dal colore bianco crigiastro lunghi 5-8mm; i loro danni possono provocare la perdita di foglie, boccioli e perdita di vigore. A differenza di altri parassiti, le cocciniglie infestano anche l’apparato radicale, il che le rende difficili da debellare. Il modo più efficace per combattere le cocciniglie consiste nello sfregare con del cotone l’intera pianta con dell’alcool isopropilico 70%. Se le cocciniglie hanno infestato l’apparato radicale può essere necessario rinvasare la pianta dopo aver pulito le radici con del perossido d’idrogeno (acqua ossigenata).
- Tripidi: I tripidi sono piccoli insetti alati grandi circa 2-3mm che si nutrono della linfa delle piante. I danni da tripidi sono visibili su foglie e fiori, con piccole puntinature bianco giallastre, che se trascurate danno un colore argenteo alla foglia. Puoi debellare un’infestazione da tripidi spruzzando dell’olio di neem o del piretro sulle foglie della pianta, ripetendo il processo ogni 7 giorni per un mese.
- Ragnetti rossi: I ragnetti rossi sono degli acari minuscoli impossibili da vedere ad occhio nudo, possono essere riconosciuti dalle ragnatele che creano sotto la pagina fogliare. Questi parassiti si nutrono della linfa della pianta, lasciando dei puntini gialli sulla pagina superiore della foglia. I ragnetti rossi possono essere debellati con dei prodotti acaricidi oppure spruzzare dell’olio di neem su entrambi i lati delle foglie.
Funghi dannosi per le orchidee
- Muffa fuligginosa: Questa muffa si presenta con macchie nere che ricordano la fuliggine e cresce sulla melata (secrezione zuccherina che rende le foglie appiccicose) prodotta dagli scarti di insetti succhiatori di linfa. La muffa fuligginosa non causa grossi danni alla pianta e può essere lavata utilizzando del sapone molle di potassio e sfregando le foglie con del cotone.
- Botrite o muffa grigia: La botrite affligge molte piante fiorite e si presenta con piccole macchie marroni che si espandono rapidamente. Questo fungo prolifera molto velocemente in climi freddi e umidi, purtroppo non c’è modo di combattere direttamente la botrite ma si può prevenire mantenendo l’ambiente caldo e asciutto e garantendo un buon ricircolo d’aria intorno alle piante.
- Marciume nero: Questo fungo si presenta con macchie scure o lesioni su foglie, fusti, pseudobulbi o radici. Il marciume nero prolifera in circostanze di ristagno idrico nel terriccio o tra le foglie. Rimuovi immediatamente le parti affette con delle forbici sterilizzate e cospargi i tagli aperti con della cannella in polvere per aiutare la cicatrizzazione.
Malattie batteriche delle orchidee
Le infezioni batteriche sono abbastanza comuni nelle orchidee e sono caratterizzate da macchie marroni acquose e puzzolenti. I batteri possono infiltrarsi nei tessuti dell’orchidea da ferite aperte o attraversando le pareti cellulari per mezzo dell’acqua stagnante.
Se la tua orchidea ha una malattia batterica rimuovi immediatamente le parti colpite tagliando con forbici sterilizzate dove il tessuto è ancora sano; poi disinfetta le ferite con cannella o prodotti a base di zolfo.
Virus delle ochidee
Tra i mali che possono affliggere le orchidee abbiamo anche i virus che possono provocare mutazioni nella forma di foglie e fiori o cambiamenti di colore nelle varie parti della pianta.
È impossibile identificare con certezza la presenza di un virus nell’orchidea, se non con test scientifici in laboratorio.
Purtroppo non esiste una cura per questi virus, si può solamente limitare il problema isolando la pianta o scartarla.
Problemi comuni delle orchidee
L’ orchidea Phalaenopsis è una pianta molto resistente che si adattano senza problemi alla vita in casa e ci perdona molti errori di coltivazione.
Può capitare però, che per causa nostra o di un ambiente non idoneo le orchidee abbiano dei problemi nella crescita.
Alcuni problemi comuni sono le foglie gialle, foglie flosce, la perdita dell’apparato radicale, la caduta prematura dei boccioli e via dicendo.
In questo paragrafo vediamo quali sono i problemi comuni delle orchidee, impariamo a riconoscerli e come risolverli.
Orchidea Foglie Gialle
Sono diversi i motivi per cui le foglie dell’orchidea diventano gialle, per riuscire a capire qual’è la causa bisogna tenere conto delle circostanze in cui si trova, come luce, acqua ed età della pianta.
In questo post ne cito alcune, se vuoi saperne di più puoi leggere il mio articolo sulle “9 cause principali delle foglie gialle“.
Se la foglia gialla è quella più vecchia (la più vicina al colletto) è normale, ogni anno le Phalaenopsis producono 1-2 foglie nuove e perdono 1-2 foglie vecchie. In questo caso puoi lasciare la foglia attaccata fino a quando non è secca e poi rimuoverla.
Le foglie delle orchidee diventano gialle per altri 2 motivi:
- Ricevono troppa luce: se le orchidee rimangono esposte al sole troppo a lungo o se la luce è troppo intensa le foglie ingialliscono gradualmente dalla punta in giù.
- Le annaffiature sono troppo frequenti: quando il terriccio rimane bagnato troppo, le foglie iniziano ad ingiallire rapidamente. In caso di troppa acqua le foglie ingialliscono dalla base, estendendosi poi al resto della foglia.
Orchidea Foglie Flosce
Le foglie flosce delle orchidee sono sintomo che la pianta è disidratata e non riesce ad assorbire abbastanza acqua.
Le foglie flosce possono essere dovute ad annaffiature sporadiche o a problemi radicali.
Se la tua orchidea ha foglie flosce controlla per prima cosa le radici, per capire se la pianta è in grado di assorbire acqua.
Le radici dovrebbero essere sane e dal colore argenteo, se è così allora annaffia l’orchidea per immersione e spostala per un paio di giorni in un luogo umido e ombroso.
Nel caso in cui le radici sono secche o marce significa che sono morte per asfissia.
Annaffiare ora sarebbe come gettare benzina sul fuoco. Rinvasa la pianta, rimuovendo tutte le radici morte prima che il problema si aggravi.
Se le foglie sono molto asciutte puoi aiutarle ad idratarsi passando della carta da cucina bagnata sopra e sotto la pagina fogliare.
Orchidea macchie nere sulle foglie
Tra i motivi per cui si creano macchie scure sulle foglie delle orchidee ci sono danni fisici, troppa luce, parassiti e malattie o carenze nutrizionali.
I danni fisici sono provocati durante il trasporto o perchè l’orchidea è caduta accidentalmente, nel punto la foglia viene danneggiata si crea una cicatrice di colore marrone.
La luce diretta del sole nei mesi caldi può provocare gravi bruciature marroni sulle foglie, specialmente nelle ore centrali del giorno.
Un altra causa frequente per le macchie nere sulle foglie sono i parassiti che si nutrono di linfa, la muffa fuligginosa che cresce sulla melata o infezioni batteriche; quest’ultime si riconoscono dall’aspetto acquoso e dal cattivo odore.
Orchidea boccioli gialli o che cadono
Può capitare che i boccioli delle orchidee non si aprano o cadano prematuramente, questo può causare un grosso dispiacere, specialmente se si aspetta la fioritura da tempo.
Le cause sono diverse,
partiamo col dire che quando si acquista un’orchidea le servono alcuni giorni per ambientarsi al clima di casa e nel frattempo può perdere qualche bocciolo e qualche fiore si può ammosciare, è normale.
In inverno bisogna fare attenzione agli spifferi d’aria fredda, perché possono far ingiallire e seccare i boccioli in poco tempo.
Purtroppo i danni da freddo diventano visibili solo qualche giorno dopo, quando spesso è troppo tardi.
Anche l’aria troppo secca può compromettere l’apertura dei boccioli, che potrebbero cadere prima di aprirsi.
Per evitare che l’orchidea perda tutti i boccioli, spostala al riparo da spifferi d’aria fredda o dall’aria troppo asciutta.
Conclusioni
Ho scritto questa guida come curare le orchidee per aiutarti a capire meglio le esigenze della Phalaenopsis e quali cure dobbiamo darle per farla crescere sana e rigogliosa. Dal momento in cui l’acquisti al resto della sua vita.
L’articolo è piuttosto lungo e dettagliato, qui sotto cerco di riassumerlo spolpandolo all’osso.
L’orchidea falena è una pianta molto resistente che si adatta bene agli ambienti domestici, sopporta bene il caldo e richiede poche attenzioni e cure.
Per cresce bene questa pianta ha bisogno di un davanzale luminoso e di un’ambiente umido.
Le annaffiature vanno fatte quando le radici sono asciutte e hanno un colore argenteo; possono essere fatte per immersione oppure versando l’acqua dal bordo del vaso.
Ogni 2-3 anni bisogna rinvasare l’orchidea per cambiare il terriccio ormai vecchio e darle più spazio per crescere.
Il terriccio deve drenare bene in modo da prevenire ristagni d’acqua intorno alle radici; La corteccia svolge egregiamente questa funzione.
Le Phalaenopsis fioriscono spontaneamente tra gennaio e marzo (in Italia) ma la fioritura può essere indotta in qualunque momento dell’anno ricreando un’escursione termica di 5°C o più tra il giorno e la notte.
Alla fine della fioritura si può potare lo stelo, a seconda del tuo gusto personale puoi effettuare la potatura alla base oppure sotto al primo internodo vuoto (dove è nato il primo fiorellino).
Spero che la guida ti sia piaciuta e ti torni utile, la coltivazione delle orchidee è un tema molto vasto e le tecniche colturali sono tante, tutto sta nel trovare il giusto equilibrio tra luce, temperatura, umidità e nutrienti.
Il modo migliore per farlo? Osservando le piante e dandole le attenzioni che meritano, loro in cambio ti daranno fioriture meravigliose.
Ottimo tutto però io non so ancora perché la mia orchidea ha tantissime radici aeree e nessun stelo da fiore e quindi non fiorisce mentre altre piante tenute vicino fioriscono.
Grazie leggendo quanto ha scritto ho imparato tante cose utili , grazie
Ciao Enrica, grazie per il commento.
Le piante che tieni vicino sono sempre Phalaenopsis? Potrebbe semplicemente trattarsi di un esemplare più esigente in fatto di luce.
Fammi sapere e sarò lieto di aiutarti.
Un saluto,
Gabriele
Ciao sono Antonella . La mia orchidea dopo la fioritura ha fatto delle foglie sullo stelo , non alla base ma all apice. Sembra una nuova pianta. Lo stelo è ancora tutto verde nn posso potarlo. Se lo taglio può dare origine ad un’altra pianta?
Ciao Antonella, molto probabilmente quello di cui parli è un keiki. Cioè una nuova piantina prodotta per agamia.
Il mio consiglio è di lasciare tutto così com’è, finché il keiki non avrà prodotto 2-3 radici lunghe pochi centimetri.
A quel punto potrai staccarlo o lasciarlo attaccato alla madre. A seconda del tuo gusto e di come si comporta.
Puoi trovare maggiori info qui “www.homeforest.it/orchidee-keiki/
Un saluto,
Gabriele
Chiarissimo. Grazie Gabriele
Grazie per il commento Antonella!
Grazie mille Gabriele, è proprio un keiki. Nn ne conoscevo l esistenza. Ancora grazie
Grazie a te per il commento Antonella!
Ho una phaenopsis che non fiorisce da più di un anno, su due steli uno si è seccato tempo fa e l’ho potato e l’altro ha prodotto un keike da qualche mese senza ancora radici. Il vaso trasparente da qualche mese l’ho tolto dal portavaso e sta producendo due nuove foglie ora. Ho notato che parte delle radici son scure. Mi chiedevo visto che andiamo incontro ad un ipotetica fioritura come periodo (utilizzerò anche il metodo dell’escursione da te consigliato) mi conviene travasarla ora (visto la presenza di radici scure) o posso bloccare per un altro anno la fioritura?
Buongiorno Vincenzo, le radici in questione sono all’interno del vaso o si trovano in superficie semi esposte all’aria? Nel primo caso potrebbe trattarsi di un principio di marciume, mentre nel secondo caso di una bruciatura da sali, provocata da fertilizzante troppo concentrato o calcare.
Se vuoi puoi inviarmi delle foto all’indirizzo email che trovi a fondo pagina. Così posso dare un’occhiata ed essere più d’aiuto.
Un saluto
Le radici sono interne al 100%,infatti già pensavo del marciume…quindi a priori di tutto mi conviene travasarla nonostante il periodo?
Salve Gabriele, la mia orchidea sembra in perfetta forma, tuttavia non riesco a far produrre più di uno stelo fiorito: ho lasciato un vecchio stelo tagliandolo sotto la fioritura precedente sperando rifiorisse una seconda volta, ma ciò non accade. Fortunatamente, però, la pianta produce nuovi steli con una bella fioritura che ho deciso di recidere alla base. In breve: è possibile avere più steli fioriti contemporaneamente? Grazie per i consigli!
Ciao Alessandro, sicuramente è possibile, ma oltre alle condizioni colturali bisogna tener conto anche della genetica dell’ibrido che hai tra le mani.
Alcune varietà tendono a ramificare molto facilmente, dando quindi più “punti di fioritura” . Altre invece ripartono sempre (o quasi) da zero.
Ciò che puoi fare è curare le basi, cioè luce, temperatura/umidità, innaffiature e concimazione.
Un saluto, Gabriele
Bellissimo e prezioso articolo! Ho una phalenopsis a cui sto. Rinnovando il bark ed eliminando alcune radici vecchie. Spero tu mi possa aiutare! Il “tronco” È cresciuto molto e la parte iniziale è secca, temo a tagliarla, e temo a interrarla nel bark piú in profondità perché potrebbe impregnarsi dj acqua e mar ire giusto? la pianta ormai penzola dal vaso…. Non so come rinvasarla decentemente. Grazie mille di cuore!
Ciao Donatella, la parte secca del fusto va tagliata in questi casi. É morta e non contribuisce a trasportare linfa alle foglie. Procedi pure 1-2cm circa sotto all’attaccatura della prima foglia verde e vedrai che non ci sono problemi.
In bocca al lupo
Chiedo scusa per “tronco” Intendo il fusto centrale