Muschio di Sfagno per orchidee: Cos’è e come usarlo

Oggi parliamo del muschio, o per meglio dire, dello sfagno per orchidee.

Cos’è? E che benefici ha per le nostre piante?

Se sfruttato nel modo giusto, questo substrato ha due grossi vantaggi:

  • Aiuta le piante a sviluppare radici forti
  • Riduce il nostro lavoro manuale

Per sapere come usarlo però, bisogna conoscere le sue caratteristiche, altrimenti si rischia di avere risultati opposti.

Non preoccuparti, in questo post troverai tutte le informazioni che ti serve sape

Sfagno per orchidee, cos’è?

Lo sfagno è un particolare tipo di muschio (Sphagnum) capace di trattenere un volume d’acqua fino a 30 volte il suo peso a secco, grazie alla sua struttura ricca di cellule vuote.

Si distingue dal classico muschio per l’aspetto allungato.

I suoi tessuti acquiferi funzionano come una spugna, assorbendo acqua e trattenendola a lungo.

Ha la caratteristica di essere acido e di produrre delle sostanze antifungine che impediscono a funghi e batteri di proliferare.

In pratica, non fa muffa.

Il muschio di sfagno è protetto sul nostro territorio e non può essere raccolto. Quello che si trova in commercio è venduto prevalentemente secco (disidratato), con provenienze e caratteristiche diverse tra loro.

Per la coltivazione delle orchidee è preferibile usare sfagno a fibra lunga e grossa, come quello neozelandese o quello cileno.

Sfagno cileno a fibra lunga

Non va confuso con la torba di sfagno, che è il risultato di una parziale decomposizione del muschio che non si è completata a causa dell’acidità dell’ambiente.

A cosa serve lo sfagno per orchidee?

Lo sfagno disidratato, viene utilizzato come ammendante per aumentare la ritenzione idrica del substrato per orchidee, oppure puro per la coltivazione di piante che vogliono le radici umide, come la Macodes Petola, la Ludisia Discolor o la Neofinetia.

Se mischiato al bark, ne aumenta la capacità assorbire e trattenere acqua, permettendo di diradare le annaffiature. Questo può essere particolarmente vantaggioso se abiti in regioni calde e con estati torride.

Ricorda soltanto che il mix che otterrai deve adattarsi alla coltura lungo tutte e quattro le stagioni dell’anno.

Un 20% di sfagno per esempio, può essere comodo ed efficace d’estate, ma potrebbe essere controproducente durante l’inverno. Mantenendo la corteccia umida troppo a lungo.

Tutto sta alle esigenze della pianta che coltivi, al clima e al tuo “stile” di coltivazione.

Nulla vieta di utilizzare il muschio puro anche per orchidee come Phalaenopsis e Cattleya, ma bisognerà prestare estrema attenzione alla frequenza delle bagnature. Mi permetto di sconsigliarlo a chi non ha ancora preso dimestichezza con la classica corteccia.

Quali sono i vantaggi dello sfagno?

Se sfruttato nella maniera giusta, il muschio di sfagno può dare grossi benefici alle tue piante. Trattiene acqua e concime, e li ridistribuisce omogeneamente al suo interno ricreando un microclima umido tra le radici.

Quando non viene pressato troppo (da non fare assolutamente) offre una buona ossigenazione, lasciando l’aria libera di circolare tra gli spazi vuoti.

Ha proprietà antifungine. Nonostante rimanga umido a lungo non fa muffa.

Il suo pH acido, tende a neutralizzare l’elevata alcalinità dell’acqua di rubinetto. Questo porta ad un migliore assorbimento di molti elementi nutritivi. Purtroppo col tempo lo sfagno tende ad acidificare molto e va quindi sostituito.

Ricapitolando, i vantaggi del muschio di sfagno sono:

  • Assorbe e trattiene molta acqua, come una spugna.
  • Ridistribuisce acqua e sostanze nutritive al suo interno in modo omogeneo.
  • Permette un buon ricircolo d’aria (soprattutto quello a fibre grosse e lunghe).
  • Stabilizza il pH dell’acqua calcarea, portandola a soglie ideali per la pianta.

Può anche essere usato come copertura, da mettere sopra al bark per orchidee che solitamente si asciuga prima. Così facendo si possono diradare le annaffiature d’estate ad esempio, per poi rimuoverlo durante l’inverno quando non è più necessario.

A quali orchidee si addice?

A seconda di come viene utilizzato lo sfagno si adatta a quasi tutte le orchidee, fatta eccezione forse per la Vanda, le cui radici preferiscono avere cicli asciutto/bagnato molto ravvicinati.

I maggiori benefici si hanno con orchidee prive di pseudobulbi, o quelle che necessitano di umidità costante. Ad esempio Miltoniopsis, Masdevallia e quasi tutte le orchidee gioiello.

Altre a beneficiare sono quelle con riposo vegetativo, che solitamente hanno bisogno di substrato secco durante la senescenza, ma molta acqua quando riprendono a crescere e fiorire.

Mischiato ad altri substrati, lo sfagno può facilitare la coltivazione di Paphiopedilum, Oncidium e di tutte quelle specie le cui radici non devono asciugare mai completamente.

Come accennato prima, nulla esclude che si possano coltivare anche Cattleya e Phalaenopsis in puro sfagno. Regolando adeguatamente il ciclo d’innaffiatura e curando meglio le concimazioni.

Come usare lo sfagno per le orchidee?

Ormai avrai capito che il muschio può essere utilizzato in tanti modi diversi e per tante orchidee diverse. In piccole dosi come ammendante, come cover layer, bottom layer, per zattere o anche puro. Viene anche usato per salvare orchidee senza radici, oppure come substrato per il deflasking.

Vediamo ora quali sono gli accorgimenti da adottare se vogliamo coltivare le nostre piante in muschio.

Bark e sfagno

Aggiunto alla corteccia in percentuale del 5-20% serve a migliorare la capacità del substrato di assorbire e trattenere acqua. Solitamente si spezzetta lo sfagno in modo da poterlo ripartire in modo omogeneo all’interno del vaso.

Puro muschio di sfagno

Qui si usa quasi esclusivamente muschio a fibra grossa e compatta (sfagno cileno o della Nuova Zelanda) perché si compatta meno e garantisce un’ossigenazione migliore.

Poiché assorbe come una spugna, bisogna stare attenti a non versare troppa acqua per non inzupparlo. Il rischio è che le radici rimangano bagnate troppo a lungo col rischio che si scatenino malattie fungine (marciume radicale).

cos'è lo sfagno per orchidee e come usarlo

Quindi mai innaffiare per immersione le orchidee in sfagno.

Le concimazioni devono essere ridotte e ben calibrate perché un eventuale eccesso sarebbe difficile da risciacquare. Il mio consiglio è di concimare le orchidee le orchidee con 1/5 del dosaggio che utilizzeresti in bark, e solo quando la crescita della pianta è evidente.

Cover layer (copertura)

Quando il substrato delle tue orchidee asciuga molto velocemente puoi circondare la superficie con un sottile strato di sfagno per rallentare l’evaporazione.

Questo è particolarmente efficace in estate (o in ambienti caldi) e può essere facilmente tolto in inverno quando diventerebbe controproducente.

Seppur in piccola parte, contribuisce a ricreare un microclima umido intorno alle piante.

Bottom layer sul fondo del vaso

Lo sfagno può essere messo sul fondo del vaso per contrastare il naturale drenaggio della corteccia. In pochi lo utilizzano, ma se fatto con criterio può velocizzare molto le innaffiature, specialmente quando vengono fatte da bordo vaso.

Praticamente lo strato di muschio cattura una parte dell’acqua ripartendola piano piano nel resto del vaso per capillarità.

Consiglio è di utilizzare questa tecnica solo quando si coltivano le orchidee appoggiate su una griglia o su argilla espansa, senza sottovasi o copri vasi.

Zattera

Quando si coltivano le orchidee su zattera, viene utilizzato lo sfagno per aiutare la pianta ad idratarsi durante il periodo iniziale. Una volta che le radici sono cresciute, la sua funzione diventa meno rilevante.

A seconda delle esigenze idriche della pianta, puoi posizionare un pochino di sfagno tra la pianta e la corteccia, oppure avvolgere parte dell’apparato radicale.

Le radici e lo sfagno vengono poi fissati alla zattera con filo da pesca, strisce di calze a rete o semplicemente con elastici per capelli.

Sfagnoterapia

La sfagno terapia viene utilizzata come terapia d’urgenza per orchidee che hanno perso le radici.

Consiste nel mettere la pianta insieme ad una pallina di sfagno bagnato all’interno di una busta di plastica trasparente.

Una volta chiusa, all’interno della busta si crea un microclima caldo e umido che favorisce la produzione di nuove radici.

A questo punto non resta che attendere che la pianta radici lasciandola in un luogo luminoso.

Radicazione e propagazione

Per il fatto che rimane umido a lungo, lo sfagno è il substrato ideale per far radicare giovani piantine, semenzali o per radicare talee di orchidee o altre piante.

Grazie alle sue proprietà antifungine si limita il rischio che il colletto o il punto di taglio possa marcire.

Muschio per orchidee – Domande Frequenti

Conclusioni

Spero che questo post sullo sfagno per orchidee ti sia stato utile.

Da quando ho iniziato a conoscere meglio questo substrato devo ammettere che ho avuto ottimi risultati, sia con le Phal che ho recuperato, che con i Paphiopedilum, gli Oncidium e gli Zygopetalum.

É servito un breve periodo di “assestamento post rinvaso” per adattarsi al nuovo substrato, ma tutte hanno ripreso a crescere a cannone in poco tempo.

Ora è il tuo turno. Hai già avuto esperienze con la coltivazione in muschio? Hai annotazioni o consigli che vorresti condividere con gli altri lettori del blog?

Ti prego di scriverle qui sotto.

5 commenti su “Muschio di Sfagno per orchidee: Cos’è e come usarlo”

  1. Salve,mi è piaciuto la sua spiegazione e esperienza con le Phalaenopsis e sfagno. Cercavo proprio delle delucidazioni sull’argomento. I miei complimenti per la chiarezza. Devo comprare lo sfagno e indagavo quale comprare. Grazie,Milva .

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  2. Salve, ho apprezzato molto la sua spiegazione sullo sfango ma le volevo chiedere come posso fare con i keiki ,che hanno già sviluppato radici , per poterli staccare dalla pianta madre possibilmente senza farli morire. Grazie

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    • Buongiorno Donatella, staccare un keiki è molto semplice, può trovare le istruzioni in questo articolo.

      Se la pianta madre è sana e il keiki sta bene ti consiglio di attendere la primavera prima di separarli. Per due motivi:

      1) in primavera il metabolismo del keiki sarà più veloce e si adatterà più rapidamente al nuovo substrato (bark o sfagno che sia)
      2) Finché rimane attaccato alla madre riceve il suo stesso flusso di ormoni. Ciò significa che se la mamma fiorisce questo inverno molto probabilmente anche il keiki lo farà. E sarà così in grado di fiorire immediatamente anche una volta staccato. Se lo stacchi prima invece potrebbero volerci 1-2 anni prima di vederlo fiorire la prima volta.

      Spero di esserti stato utile, un saluto Gabriele.

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      • Ok seguirò il suo consiglio, di staccarlo in primavera, la madre è sana e porta già uno stelo , anche i keiki ne portano uno, ci sono due keiki per pianta in due piante madri. Sono così orgogliosa!! Fino a qualche anno fa mi sono sempre morte. La ringrazio davvero molto

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