Come coltivare un’orchidea in acqua – Orchidee idrocoltura Guida completa

Oggi parliamo di come coltivare le orchidee in acqua, una tecnica colturale piuttosto “atipica” per delle piante che normalmente crescono sugli alberi e soffrono il ristagno idrico.

Com’è possibile che una pianta che 9 volte su 10 muore per le annaffiature troppo frequenti possa vivere con le radici immerse in acqua?

Facciamo una piccola premessa, le orchidee non andrebbero coltivate in acqua esclusivamente per il loro “bene”. Come è dimostrato da migliaia di coltivatori e milioni di hobbisti queste piante possono crescere divinamente in corteccia.

Coltivarle in acqua è una forzatura, ma se fatto correttamente (come descritto in questo articolo) ti permetterà di imparare molto sul loro comportamento, può dare risultati eccezionali e soddisfazioni che non puoi immaginare.

Come coltivare l'orchidea in acqua
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Primo piano orchidea da spostare in acqua

Questa qui sopra è la splendida Mini Phal che andremo a trasferire in acqua in questo toutorial. 

Ma prima di vedere come fare, chiariamo alcuni concetti.

Cos’è veramente l’idrocoltura?

L’idrocoltura è una tecnica di coltivazione in cui le radici delle piante crescono fuori dal suolo con radici in acqua o con l’utilizzo di substrati inerti. Nel mondo delle orchidee c’è un po’ di confusione sul concetto di idrocoltura (o idroponica), al quale sono stati affibbiati diversi nomi per descrivere diverse tecniche colturali.

  • Per idrocoltura, spesso citata “impropriamente” come semi-idroponica viene intesa la coltivazione delle orchidee su materiali inerti come l’argilla espansa, il lapillo vulcanico o la pomice. Con l’annaffiatura viene lasciato qualche centimetro di acqua sul fondo del vaso e si lascia all’orchidea il tempo di assorbirlo creando un naturale ciclo asciutto/bagnato.
  • La vera coltivazione in semi-idro (o semi idroponica) descrivere una tecnica colturale in cui le orchidee vengono coltivate in un vaso di vetro con l’apparato radicale nudo (senza substrato) e rimangono immerse parzialmente in acqua per un giorno o due, per poi avere un periodo secco in cui le radici hanno modo di asciugare.
  • Infine abbiamo la “coltivazione in acqua” in cui le radici delle orchidee rimangono costantemente immerse in minima parte in un sottile strato di acqua. Il velamen (membrana spugnosa che ricopre le radici) rimanga sempre umido ma mai completamente saturo, permettendo così lo scambio gassoso tra radici e l’aria circostante.

Tutte queste tecniche, in realtà, rientrano nel vero termine di idrocoltura, che altro non è che la coltivazione fuori dal suolo.

In questo articolo parleremo nello specifico di coltivazione in acqua e della semi-idroponica vera e propria. Due tecniche molto simili che possono essere alternate in base alle esigenze delle orchidee e alle diverse stagioni dell’anno.

Parlerò sicuramente dell’idrocoltura su substrati inerti in un altro post perché a mio avviso si adatta meglio a orchidee con sviluppo orizzontale ed è più facile da mantenere nel tempo.

Le orchidee possono essere coltivate in acqua?

Le orchidee possono tranquillamente crescere in acqua purché si garantisca sufficiente ossigenazione alle radici. Questo può esser fatto attraverso un’alternanza tra asciutto e bagnato o offrendo all’apparato radicale un buon ricircolo d’aria.

Devo specificare, che ogni orchidea ha le sue esigenze, e non mi riferisco solamente ai diversi generi, né alle specie. Ogni singola pianta, a seconda delle sue preferenze e del substrato in cui è cresciuta, può adattarsi meglio ad una tecnica piuttosto che ad un’altra. 

La coltivazione in acqua o la semi-idro non sono sicuramente i metodi più semplici per coltivare le orchidee perché richiedono delle conoscenze di base della pianta che è meglio acquisire prima con substrati “tradizionali”.

Rinvasare un’orchidea in acqua richiede un periodo iniziale di frequente e scrupolosa osservazione, e se non sai dove guardare la situazione potrebbe sfuggire di mano.

Tuttavia, se hai già dimestichezza con queste piante e sai riconoscere i suoi segnali, è sicuramente una tecnica divertente che vale la pena provare. I risultati che si possono ottenere sono eccezionali.

orchidee possono essere coltivate in acqua

Quali orchidee possono essere coltivate in acqua?

Quasi tutte le orchidee possono essere coltivate in acqua, anche se bisogna sottolineare che ogni pianta richiede specifici accorgimenti. Alcune si comportano bene in idrocoltura, altre preferiscono semi-idroponica o idrocoltura substrati inerti (come l’argilla espansa) che offrono un ancoraggio migliore per le radici.

Mentre le orchidee epifite possono crescere tranquillamente in vasi trasparenti, quelle terrestri hanno radici sensibili alla luce e devono essere tenute in contenitori scuri. Pensa al Paphiopedilum per esempio, che ha radici marroni ricoperte da peletti che brucerebbero al sole.

Inoltre bisogna aggiungere che le orchidee a sviluppo monopodiale, come la Phalaenopsis o la Vanda, sono più facili da sostenere in un vaso senza substrato grazie al loro sviluppo verticale.

Le loro “sorelle” a sviluppo simpodiale, crescendo in orizzontale lungo il rizoma sono un po’ più difficili da tenere dritte. Alcuni esempi comuni sono il Dendrobium o la Cattleya.

Ma se trovi un modo per posizionarle correttamente nel vaso senza che si stortino man mano che crescono non c’è nessun problema.

Quali sono i vantaggi di coltivare le orchidee in acqua?

Onestamente non sceglierei di coltivare le orchidee in acqua per i suoi vantaggi, quanto più per sperimentare nuove tecniche e mettere alla prova le proprie abilità. Oltre che per divertimento personale o sbalordire gli ospiti.

Sappiamo tutti che le orchidee crescono meravigliosamente in bark o in altri substrati alternativi. 

Detto questo ci sono dei vantaggi nel crescere le orchidee in acqua o semi idroponica, come: 

  • Il numero di rinvasi si azzera,
  • minore rischio di attacchi parassitari (soprattutto tripidi e cocciniglie),
  • trattare la pianta contro i parassiti è più semplice,
  • facile controllo sullo stato di salute delle radici, 
  • annaffiature più regolari (si può guardare il calendario),
  • semplice gestione del pH e quindi migliore assorbimento dei nutrienti.

Alcuni sostengono che in acqua le orchidee abbiano fiori più grandi, anche se questo non credo dipenda dalla tecnica colturale quanto più dalla conseguenza dell’ultimo punto che ho citato.

Essendo più facile gestire il pH si garantisce un ottimale assorbimento dei macro e micro nutrienti, con conseguente crescita ottimale della pianta. Nulla che non si possa ottenere anche coltivando in bark se si acquisiscono le giuste conoscenze sull’annaffiatura e la concimazione.

orchidea in acqua il mio metodo

Quali difficoltà si incontrano nel crescere le orchidee in idrocoltura?

A differenza della coltivazione tradizionale in bark, l’idrocoltura richiede alcune conoscenze di base della pianta e un minimo di competenze tecniche. Per questo non consiglio di provare a coltivare orchidee in acqua o su materiali inerti prima che si abbiano avuti piccoli “successi” con metodi tradizionali. 

Alcune delle difficoltà che potresti incontrare sono:

  • Problemi di adattamento della pianta,
  • marciume radicale o al colletto,
  • problemi di carenza nutritiva,
  • gestione del pH.

La coltivazione in acqua può essere facile, ma prima bisogna conoscere il pattern di crescita della pianta, capire quando un’orchidea è sana o ha problemi e saper cogliere i campanelli d’allarme (foglie gialle o macchiate da problemi fungini e batterici ad esempio)

Cosa serve per coltivare le orchidee in acqua?

Per coltivare le orchidee in acqua o in semi idroponica bastano poche semplici cose :

  • Un’orchidea in buono stato di salute. Si può partire anche con una pianta sofferente (con foglie mosce e disidratate) ma il processo sarà molto più lento e il risultato incerto.
  • Un vaso di vetro, un barattolo o un bicchiere a forma di V oppure di U.Dev’essere abbastanza capiente, in modo da contenere le radici e garantire un buon ricircolo d’aria al suo interno.
  • Delle forbici affilate e sterilizzate. Puoi sterilizzarle con candeggina (consigliato), alcool oppure passandole su una fiamma per una decina di secondi.
  • Cannella in polvere.

Dell’acqua ossigenata (perossido d’idrogeno 3%) è super consigliata perché permette di sterilizzare le radici e il colletto dell’orchidea senza recare danni.

In questo modo siamo sicuri di eliminare eventuali spore di funghi che potrebbero portare le radici o il colletto a marcire.

Come trasferire un’orchidea Phalaenopsis in acqua

Prima di iniziare a svasare l’orchidea dal suo vaso attuale, assicurati di avere a portata di mano tutto il necessario. Pulisci il vaso in vetro o bicchiere che sia con della candeggina, del amuchina liquida o eventualmente fallo bollire per alcuni minuti in acqua.

Iniziare il trasferimento dell’orchidea in acqua con prodotti puliti e sterili ti eviterà spiacevoli problemi in futuro. 

Se hai tutto pronto possiamo iniziare.

Nelle foto fatte qui sotto l’orchidea è in pieno fiore, il che spinge la pianta a concentrare le sue forze sulla fioritura invece che sulla produzione di nuove radici.

Con lo scopo di rendere le fotografie più carine ho lasciato lo stelo attaccato durante lo “shooting” ma viste le numerose radici che ho dovuto togliere ho preferito poi potare lo stelo (cosa non prettamente necessaria in un rinvaso tradizionale).

1. Togli l’orchidea dal suo vaso

Questo procedimento è più semplice se si annaffia precedentemente la pianta, perché le radici bagnate sono più flessibili e non si corre il rischio di romperle.

Schiaccia delicatamente il vaso sui bordi, poi afferra con decisione l’orchidea cercando di tenere nel palmo della mano quante più foglie possibili.

Ora inclina il vaso finché la pianta non scivola fuori. Se alcune radici sono cresciute nei fori di drenaggio cerca prima di liberarle.

svasa l'orchidea dal vecchio vaso

2. Pulisci le radici dalla corteccia vecchia

Rimuovi tutto il bark dalle radici e con estrema delicatezza togli anche la gabbietta (o plug) che trovi al centro dell’apparato radicale, vicino al colletto.

Se l’orchidea non ha la gabbietta tanto meglio.

Sciacqua bene le radici sotto acqua corrente tiepida, per ripulirle dalle parti più piccole.

radici di orchidea phalaenopsis pulite

3. Taglia tutte le radici marce, secche o rotte all’attaccatura col colletto

Ora che l’apparato radicale è nudo e pulito, taglia alla Phalaenopsis tutte le radici secche, marce o rotte alla base. Dove si attaccano al fusto della pianta per capirci.

Per farlo utilizza delle forbici affilate e sterilizzate in modo da avere un taglio pulito e sterile.

Mi raccomando, non tagliare le radici a metà nel tentativo di salvarne una parte, perché a contatto diretto con l’acqua avrà buone probabilità di marcire.

Non aver paura se alcune radici sono più corte o ne rimangono poche, presto ne cresceranno di nuove.

radici di phalaenopsis dopo la potatura

4. Sterilizza le radici spruzzando acqua ossigenata (consigliato).

Spruzza dell’acqua ossigenata 3% (quella che si trova in qualsiasi farmacia) sulle radici per eliminare spore di funghi, principi di batteriosi o piccole larve di parassiti.

Questo passaggio non è obbligatorio, ma molto consigliato.

Ci tengo a precisare che l’acqua ossigenata (o meglio perossido d’idrogeno) non è un antico rimedio della nonna, ma è un metodo scientifico per debellare rischi di infezioni e infestazioni. Viene utilizzato anche in coltivazioni idroponiche professionali.

sterilizza le radici dell'orchidea con acqua ossigenata

5. Metti pochissima cannella nei punti in cui hai tagliato le radici.

Sporca un cotton fioc di cannella in polvere e mettine pochissima sui tagli. 

Per tagli si intendono le ferite che sono state fatte all’orchidea nel punto in cui sono state tagliate le radici. 

La cannella ha un’eccezionale capacità di asciugare e far cicatrizzare i tessuti. In molti sostengono che abbia anche proprietà antifungine, anche se onestamente non posso confermare.

pizzico di cannella sui tagli della phalaenopsis

6. Invasa l’orchidea nel bicchiere o vaso di vetro senza aggiungere acqua

Adesso è il momento di invasare l’orchidea nel suo contenitore trasparente, vaso, bicchiere o barattolo che sia. Ricorda che per garantire un buon ricircolo d’aria dev’essere abbondante nella misura e avere una forma ad U o V.

Il colletto dell’orchidea deve rimanere alzato, sul livello del bordo del contenitore. In questo modo rimane arieggiato e non rischia di marcire.

Potrebbe essere necessario utilizzare qualcosa per sostenere la pianta all’inizio. Utilizza qualcosa che non possa ammuffire e tutta la tua creatività.

Lascia che le radici asciughino bene per 24-48 ore così da lasciare il tempo ai tagli di cicatrizzare.

lascia asciugare le radici prima di immergere l'orchidea in acqua

7. Aggiungi un dito di acqua sul fondo del contenitore di vetro

Una volta che le radici sono tornate grigio argenteo significa che sono asciutte.

Ora in base alla tecnica di coltura in acqua che vuoi adottare puoi aggiungere l’acqua:

  • coltura in acqua: lascia costantemente 2-3 cm di acqua sul fondo del vaso, in modo che le punte delle radici rimangano sempre immerse. “C’è chi immerge le radici per 2/3 tutto il tempo. Questo ti da un’autonomia d’acqua maggiore ma trovo che questo metodo non si adatti a tutte le Phalaenopsis e ha una percentuale di successo inferiore secondo la mia esperienza.”
  • semi-idro: riempi il vaso o contenitore per 2/3 di acqua, senza mai bagnare il colletto. Dopo un giorno togli l’acqua e lascia che le radici asciughino prima di aggiungere acqua nuovamente.Questa tecnica quanto più possibile il normale ciclo asciutto/bagnato che le orchidee trovano in natura. Funziona molto bene ma richiede una quotidiana osservazione durante i mesi caldi.
Sottile strato di acqua nel vaso dell'orchidea

Come coltivare un’orchidea in acqua dopo il rinvaso?

Dopo aver trasferito un’orchidea Phalaenopsis in acqua, bisogna tenerla monitorata per alcuni giorni. Tempo in cui le radici della pianta si adattano al nuovo ambiente.

Inizialmente noterai che l’acqua diventerà torbida a causa dei sedimenti e della sporcizia che inevitabilmente sarà rimasta in minima parte sulle radici. É normale, non devi fare altro che vuotare l’acqua sporca e aggiungerne di nuova. Possono volerci 2 o 3 passaggi a distanza di un giorno prima che rimanga limpida come dovrebbe.

Tieni controllate le radici, se noti che alcune iniziano a marcire tagliale alla base (attaccatura con il colletto). L’orchidea ne produrrà presto di nuove che si adatteranno meglio all’acqua.

Una volta che la pianta si è adattata alla coltura in acqua non dovrai fare altro che assicurarti che rimanga sempre un dito d’acqua sul fondo del contenitore a contatto con le radici e rabboccarla all’occorrenza. Ogni 2 settimane circa cambia l’acqua con una nuova soluzione contenente del concime equilibrato a metà dosaggio.

Se invece hai scelto di adottare la coltivazione semi idroponica dovrai continuamente garantire un’alternanza di asciutto/bagnato alle radici. Solitamente si procede così:

  • 1 giorno le radici rimangono immerse per 2/3 d’acqua.
  • x giorni di tempo per lasciare le radici asciugare.
  • E si ripete.

Non posso dirti con esattezza quanti giorni ci impieghino le radici per asciugare perché dipende da molti fattori, come temperatura, umidità, grandezza della pianta, ventilazione, quantità di luce, etc.

Il consiglio è di aspettare sempre che le radici tornino ad essere argentee prima di aggiungere nuovamente acqua.

coltivare orchidea in acqua

Quale acqua bisogna usare per le orchidee in idrocoltura?

La qualità dell’acqua nella coltivazione fuori suolo è cruciale, ancora di più che in terricci organici come la corteccia o lo sfagno. Non essendoci un substrato capace di tamponare il livello di pH o di assorbire e rilasciare sostanze nutritive, dobbiamo essere noi ad occuparcene.

Le orchidee coltivate in questo modo assorbono i nutrienti direttamente dall’acqua, che deve quindi contenere tutti gli elementi necessari alla pianta ed avere il giusto pH affinché siano assorbibili.

Puoi trovare tutte le informazioni necessarie sulla qualità dell’acqua e l’importanza della concimazione nel post “come concimare le orchidee“.

Il pH perfetto per le orchidee coltivate in acqua è compreso tra 5,8 e 6,2. In questo intervallo la pianta riesce ad assorbire egregiamente tutti i minerali di cui ha bisogno. Più ci si scosta da questi parametri prima si noteranno carenze nutrizionali, anche se si sta concimando.

Fortunatamente, la maggior parte dei fertilizzanti tende ad acidificale il pH dell’acqua e ci aiuta a portarla più vicina ai parametri desiderati.

Detto questo se vuoi coltivare orchidee in idrocoltura, a prescindere dalla tecnica esatta, ti consiglio di munirti di un pHmetro e di un acido pH- per la correzione manuale. Può sembrare difficile ma ti assicuro che non lo è.

ph metro misurazione ph orchidee

Puoi trovare 9 fonti di acqua utilizzabile per le piante a questi link.

Bisogna rimuovere le alghe che si creano nell’acqua?

Lasciando sempre del acqua nelvaso/contenitore di vetro, si creeranno inevitabilmente delle alghe unicellulari. Soprattutto durante le stagioni calde o quando si rimanda il cambio dell’acqua per alcune settimane.

Le alghe non causano danni alle radici delle orchidee, anzi rilasciano ossigeno nell’acqua ed è una buona cosa. Specialmente per chi preferisce lasciare l’apparato radicale costantemente immerso per 2/3 in acqua come lo si legge in alcuni gruppi su Facebook.

Tuttavia le alghe entrano in competizione con le orchidee nell’assorbimento delle sostanze nutritive apportate con il concime. Diciamo che i pro e i contro si pareggiano.

Se segui la tecnica che ti ho descritto io, in cui le radici dell’orchidea rimangono immerse solo per 1-2cm in acqua, mente il resto rimane esposto all’aria, le alghe possono tranquillamente essere rimosse. Lo stesso vale per la semi-idroponica perché le radici riescono ad assorbire ossigeno dal aria circostante.

Conclusioni

Ciò che distingue la coltivazione delle orchidee in acqua da quella tradizionale in corteccia è il ciclo asciutto/bagnato delle radici.

Quando si usa il bark si annaffia abbondantemente per poi lasciare asciugare finché le radici tornano asciutte e argentee.

In questo modo la membrana spugnosa che ricopre le radici (velamen) si scarica di acqua e riprende ad assorbire a pieno l’ossigeno dall’aria.

La stessa cosa succede col idrocoltura su argilla, o nella semi idro (semi water culture).

Nella coltivazione in acqua (come la spiego io), la punta delle radici rimane sempre immersa in un sottile strato di acqua. Nel frattempo il resto dell’apparato radicale (più dell’80-90%) rimane esposto all’aria.

Le radici rimangono costantemente umide, senza mai essere completamente sature di acqua. In questo modo continuano ad assorbire l’ossigeno dall’aria e dall’acqua. 

Infatti, essendo lo strato d’acqua profondo pochi centimetri rimane costantemente ossigenato.

Se le radici dell’orchidea vengono ripulite da materiali organici (come il vecchio bark), parti marce e spore di funghi e fintanto che rimangono ben arieggiate e ossigenate puoi star certo che l’orchidea non avrà problemi. 

Le mie uniche due raccomandazioni sono:

  1. Non partire subito a coltivare orchidee in acqua se non hai esperienza pregressa con corteccia,
  2. non trasferire un’orchidea sofferente in acqua perché con il bark ti è andata male.

Prima di passare a qualsiasi tipo di idrocoltura assicurati di aver imparato le basi della coltivazione tradizionale, puoi trovare molte informazioni utili su questo blog.

10 commenti su “Come coltivare un’orchidea in acqua – Orchidee idrocoltura Guida completa”

  1. Buonasera,spiegazione molto chiara e dettagliata.Ho fatto ricrescere la radichetta da una phalaenopsis senza radici (prima esperienza),mettendola in acqua e acqua ossigenata.Ora vorrei metterla a dimora ma non so che metodo usare,se nel barck oppure nello sfagno.Cosa mi consiglia,sono alle prime armi. Grazie

    Rispondi
    • Ciao Dolores,

      entrambi i metodi sono valido. Lo sfagno trattiene più umidità quindi può essere più indicato per un’orchidea con solo una piccola radice. Per di più essendo cresciuta in acqua la transizione in sfagno è meno marcata che in corteccia (che rimane più asciutta).

      Anche il bark comunque va bene, dovrai solo far attenzione a mantenere umido l’aria per evitare che la pianta si disidrati finché non ha creato un apparato radicale più sostanzioso.

      Per qualunque domanda sono qui.

      un saluto
      Gabriele

      Rispondi
  2. Ciao, io ho iniziato da poco..ho inserito da poco le mie phal in argilla espansa..la mia domanda è..nelle quantità minime di un sottovaso quanto concime va aggiunto.. o per meglio dire in un litro di acqua quanti ml di concime liquido devo inserire?? Per poi distribuirlo nei sottovasi delle mie bambine

    Rispondi
    • Ciao Jessica, la quantità di concime da diluire in acqua dipende un po’ dalla marca e dalla sua concentrazione. Per iniziare ti consiglio di partire con 1/4 del dosaggio consigliato in etichetta, per lo meno finché la pianta non s’è adattata al nuovo substrato e ha ripreso a crescere. A questo punto puoi aumentare il dosaggio a 1/2.

      Per evitare che nel tempo si creino accumuli di sali nell’argilla, una volta ogni 30 giorni (circa) annaffia l’orchidea dall’alto e getta via l’acqua in eccesso. Poi aggiungi nuova acqua nel sottovaso e riprendi il normale ciclo d’innaffiatura.

      Tieni presente che la quantità di concime necessario alla pianta varia a seconda della luce che riceve, durante i mesi buoi 1/4 del dosaggio può bastare, mentre in primavera e estate è meglio aumentarlo un pochino.

      Spero di esserti stato utile, un saluto Gabriele.

      Rispondi
  3. buongiorno,
    io sto sperimentando una torre idroponica e l’ho riempita con le orchidee epifite che avevo, sa a quanto deve essere la conducibilita’ dell’acqua?il ph e’ corretto…
    d’altronde, chi non fa non sbaglia!
    cordiali saluti
    andrea

    Rispondi
    • Ciao Andrea, per la torre utilizzi del substrato inerte o utilizzi solo dei nebulizzatori? Si tratta di Phalaenopsis o altre specie? Il pH in linea generale dovrebbe rientrare tra il 5,4 e il 6,2. Eventuali fluttuazioni sono gradite per l’assorbimento di tutti i nutrienti. L’EC può stare tra lo 0,8 e 1,2 , ma tieni presente che il consumo di macro e micro dipende dalla quantità di luce e dalla temperatura. Potresti spingerti anche un pochino oltre, ma salvo l’intensità luminosa sia molto forte ha poco senso concimare troppo.

      Un saluto, Gabriele

      Rispondi
  4. Buongiorno
    Ho trasferito l” orchidea phalaenopsis nell’argilla espansa in idrocoltura. Nel vaso esterno dove va l’acqua l’argilla deve sempre toccare l’acqua? Seguirò i suoi consigli per la concimazione molto chiari e precisi. Grazie
    Pasqualina

    Rispondi
    • Ciao Pasqualina,

      Nell’idrocoltura devi aggiungere circa 2 dita d’acqua sul fondo del contenitore, così che entri in contatto con l’argilla e risalga per capillarità. Poi aspetti che questa venga assorbita o evapori prima di rabboccare nuovamente. Durante l’estate puoi rabboccare immediatamente non appena la riserva d’acqua s’esaurisce. Durante l’inverno ti consiglio di lasciare 2-3 giorni di “asciutta” prima di bagnare nuovamente.

      Spero di esserti stata utile, un saluto Gabriele

      Un saluto, Gabriele

      Rispondi
  5. Buongiorno ho messo delle orchidee con la tecnica a sfioro in quanto non avendole mai rinvasate al momento di fate l’operazione mi sono accorta che le radici erano completamente secche e inesistenti (preciso che cmq fioriranno e le foglie erano belle) ora dopo due mesi circa sono cresciute delle nuove radici e in più hanno messo tutte il gambo nuovo e pare vogliano rifiorire. La mia domanda è ma le devo lasciare in acqua e vedere se la fioritura va buon fine oppure le trasferisco così nel vaso con del nuovo bar?grazie se mi vorrà dare una mano

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