Il Paphiopedilum, chiamata anche scarpetta di venere, è una pianta dall’aspetto più unico che raro, specialmente per l’aspetto dei suoi fiori.
Quest’orchidea è poco esigente, si adatta benissimo all’ambiente domestico e nel complesso è piuttosto facile da coltivare.
Ovviamente, se si vogliono avere risultati degni di nota è importante conoscere le sue necessità e sapere come prendersene cura.
Grazie a questa guida imparerai tutto ciò che bisogna sapere sul Paphiopedilum, dal suo “insolito” pattern di crescita a ciò di cui ha bisogno, come acqua, luce, umidità e tanto altro.
Pronto? Iniziamo …
Ecco di cosa parleremo
Introduzione all’orchidea Scarpetta di Venere
Il Paphiopedilum, o pantofola di venere, è un genere di orchidea che conta più di cento specie originarie per lo più dall’Asia e dal sud-est asiatico.
Questa meravigliosa orchidea è molto facile da coltivare e da vita a 1 o più fiori dall’aspetto unico nel loro genere.
A differenza delle altre orchidee che troviamo in casa, come Phalaenopsis, Cattleya, Oncidium, etc., il Paphiopedilum non è una pianta epifita, ma tipicamente terrestre.
Le radici, dal colore marrone e ricoperte di peli, non fanno fotosintesi e vanno quindi riparate dal sole e mantenute sempre umide (mi raccomando, non zuppe).
I Paphiopedilum si suddividono in due gruppi, quelli da freddo e quelli da caldo. E’ importante sapere a quale gruppo appartiene un Paphiopedilum in modo da potergli offrire le giuste condizioni climatiche.
Le specie da freddo tendono a preferire temperature fredde durante la notte, anche se è dimostrato che la maggior parte di loro cresce bene anche con temperature notturne intermedie.
Viceversa la Scarpetta di Venere da caldo non sopportano ugualmente bene temperature troppo fredde.
In linea generale i Paphiopedilum da caldo hanno belle foglie decorative “maculate” o hanno la caratteristica di avere fioriture multiple o sequenziali; quelli da freddo hanno solitamente foglie verdi e più coriacee e producono un solo fiore molto grosso.
Molti coltivatori riescono a tenere insieme Paphiopedilum da caldo e da freddo con ottimi risultati, mantenendo le temperature intermedie.
Adesso andiamo a conoscere meglio il Paphiopedilum, il suo pattern di crescita e le sue esigenze colturali.
Fioritura dell’orchidea Paphiopedilum
La fioritura dell’orchidea Paphiopedilum può durare fino a 3 mesi, ed è solitamente caratterizzata da un solo fiore per stelo floreale, ed un solo stelo per ogni getto.
Esistono anche varietà multiflora, di origine tropicale, che hanno una fioritura sequenziale in cui i fiori si aprono uno dopo l’altro man mano che lo stelo continua a svilupparsi. I fiori rimangono più piccoli ma la fioritura può arrivare a durare quasi un anno.
Anche se la forma e la dimensione può variare in base alla specie, i fiori sono solitamente caratterizzati da un grosso labello e da dimensioni “notevoli” rispetto alla misura della pianta stessa.
Il Paphiopedilum solitamente fiorisce una volta all’anno, ciò significa che se acquisti una pianta in fiore, come lo è il 99% delle volte, puoi aspettarti di vederli rifiorire entro un annetto circa.
Come sempre, il mondo delle orchidee è ricco di eccezioni e va detto che esistono varietà che possono impiegarci di più, anche 2 o 3 anni in certi casi, per cui è sempre bene sapere che ibrido o specie si ha tra le mani.
Lo stelo floreale del Paphiopedilum cresce seguendo la direzione del sole, per cui se riceve luce di traverso potrebbe essere necessario legarlo ad una bacchetta per farlo crescere dritto verso l’alto.
Come prendersi cura del Paphiopedilum dopo la fioritura
A meno che il tuo Paphiopedilum non sia una varietà multifiore (dove i fiori su sbocciano uno per volta lungo lo stesso stelo) non sarà più in grado di fiorire fino alla maturazione dei nuovi getti. Quando la fioritura è ultimata e i fiori sono appassiti, puoi tagliare tranquillamente lo stelo ormai secco alla base.
Verso la fine della fioritura la pianta inizia a sviluppare uno o due nuovi getti direttamente dalla base della pianta.
Se la pianta riceve luce sufficiente (10.000 lux circa), quando i nuovi getti saranno maturi inizieranno a creare un nuovo stelo ciascuno.
In alcune settimane lo stelo sarà formato e il bocciolo (i boccioli) inizieranno ad aprirsi.
Nel frattempo il vecchio getto (quello fiorito l’anno precedente) nutre le parti giovani della pianta, finché non ingiallisce e secca autonomamente.
È perfettamente normale veder ingiallire ed appassire i vecchi getti. Il mio consiglio è di non togliere mai le foglie gialle fin quando non sono appassite completamente, perché contengono ancora sostanze nutritive (nutrienti mobili) che la pianta può “riutilizzare” per far crescere nuovi getti, radici e fiori.
Luce
L’orchidea Paphiopedilum rientra tra le orchidee che richiedono poca luce per crescere, il davanzale di una finestra esposta ad est o ovest è perfetto o in alternativa una finestra a sud purché venga schermata con delle tende opacizzanti.
Queste orchidee richiedono circa 10.000 lux anche se va detto che la quantità ideale di luce può variare da specie a specie.
In casa è possibile coltivare la Scarpetta di Venere sotto una luce artificiale per orchidee con risultati eccellenti. In passato venivano usate lampade a risparmio energetico (CFL) o tubi neon, tenuti a circa 15-30 cm sopra le foglie.
Ora troviamo in commercio lampade a LED che offrono una qualità della luce eccellente, bassi consumi e scaldano poco.
Dal colore delle foglie puoi capire se la luce è troppo intensa. Se sul dorso della foglia inizi a vedere una sfumatura rossastra significa che la luce è troppo forte, se la pianta sembra non crescere o non fiorisce potrebbe aver bisogno di più luce.
Tieni presente che non tutti i Paphiopedilum fioriscono ogni anno, è sempre opportuno conoscere la specie che si possiede in modo da sapere quando aspettarsi la fioritura.
Temperatura
I Paphiopedilum solitamente si adattano molto bene alle temperature domestiche; la temperatura ideale diurna è 24-29°C con una buona tolleranza fino a 35°C mentre di notte preferiscono temperature più fresche intorno ai 15-18°C.
Seppur queste temperature si adattano a quasi tutte le specie di Paphiopedilum, bisogna ricordare che esistono varietà da freddo e da caldo; questo si riferisce soprattutto alla temperatura che le orchidee preferiscono durante le ore notturne.
Mentre un’orchidea Paphiopedilum da caldo (riconoscibile dalle foglie decorative o dalle fioriture sequenziali) predilige temperature notturne 20-22°C, le varietà da freddo danno il meglio di sé con temperature di 10-15°C durante la notte.
Umidità e Ricircolo
Anche dal punto di vista dell’umidità ambientale il Paphiopedilum si adatta perfettamente agli ambienti domestici. L’U/R dovrebbe oscillare tra il 40 e il 60%, che risulta piuttosto facile da avere in casa.
In caso di clima troppo secco, l’umidità ambientale può essere aumentata mettendo un sottovaso pieno di biglie di argilla espansa (o altro materiale inerte) sotto alla pianta e riempito per metà di acqua. Il vaso va appoggiato sull’argilla espansa in modo che le radici non siano in contatto con l’acqua, che evaporerà piano piano aumentando il tasso di umidità intorno alla pianta.
Quando il clima è caldo e asciutto, si può nebulizzare dell’acqua fresca (20°C circa) sulle pianta purché si abbia la certezza che non restino ristagni durante le ore notturne. Questo, oltre ad aumentare l’umidità aiuta anche ad abbassare la temperatura fogliare della pianta.
In alternativa considera l’acquisto di un umidificatore ad ultrasuoni per piante.
Una U/R troppo elevata non comporta grossi problemi per il Paphiopedilum, fintanto che si garantisce una buona circolazione dell’aria e non coincida con temperature troppo miti ( freddo e umidità elevata possono causare problemi fungini e muffe).
La ventilazione non dev’essere forte, basta creare un lieve ricircolo d’aria per evitare che si creino ristagni d’aria umida tra le foglie delle orchidee.
Annaffiatura
L’orchidea Paphiopedilum va innaffiata quando il terriccio è ancora umido, le radici amano un substrato arioso ma non devono mai seccare. Il modo migliore per stabilire quando annaffiare il Paphiopedilum è infilando la punta di un dito all’interno del terriccio, se è bagnato aspetta ancora un giorno o due, se invece è un pochino umido puoi procedere alla annaffiatura.
Questa orchidea non ha degli organi per immagazzinare acqua e carboidrati come le sue sorelle simpodiali (non ha pseudobulbi) e bisogna quindi evitare che il substrato asciughi completamente per far sì che la pianta non si disidrati rapidamente.
Quando bagni assicurati di dare acqua abbondante e lascia che l’eccesso defluisca bene; nonostante i Paphio amino il terriccio umido bisogna comunque evitare ristagni d’acqua perché questi possono causare marciume radicale o problemi fungini.
L’acqua d’irrigazione dei Paphiopedilum dev’essere un po’ più alcalina rispetto a quella che siamo soliti usare con le altre orchidee, un pH intorno al 7 è l’ideale. Mentre solitamente si preferisce un’acqua demineralizzata (o piovana) per le innaffiature, con il Paph si può tranquillamente utilizzare acqua di rubinetto, avendo l’accortezza di lasciarla decantare 24-48 ore per dar tempo al cloro di disperdersi.
Innaffia con acqua tiepida durante i mesi freddi, d’estate invece cerca di bagnare con acqua a temperatura di 20-25°C in modo da aiutare la pianta a disperdere calore. far
Concimazione
Il Paphiopedilum è un’orchidea a crescita medio-lenta e non richiede grosse dosi di fertilizzante, ma dovrebbero essere frequenti e costanti per evitare brusche oscillazioni di salinità nel substrato.
Un fertilizzante completo NPK 20-20-20 è un’ottima base di partenza, purché contenga anche micronutrienti. Questo può essere utilizzato durante tutto il ciclo vitale della pianta, purché sia ben diluito.
Somministra ¼ della dose di concime consigliata diluendola in acqua di rubinetto (prima lasciata decantare per 24-48 ore) ad ogni innaffiatura.
Una volta al mese innaffia abbondantemente dall’alto (quindi non ad immersione) con sola acqua, per sciacquare via tutti gli eccessi di minerali dal terriccio.
Se hai già dimestichezza con i concimi ma vuoi comunque perfezionare le tue abilità, puoi concimare utilizzando 3 diversi fertilizzanti durante l’anno, seguendo le fasi di sviluppo dell’orchidea.
In questo caso usa:
- Fertilizzante ad alto contenuto di azoto (N) durante la ripresa vegetativa (crescita di nuovi getti).
- Fertilizzante ad alto contenuto di potassio e fosforo (rispettivamente K e P) durante la fioritura.
- Nitrato di Calcio da alternare al concime azotato o per la fioritura.
Trovi tutte le indicazioni in questo post.
Hai un approccio “scientifico” e misuri la conducibilità elettrica (EC) dell’acqua? Ottimo, ricorda che questa non dovrebbe mai superare mai i 750 ms/cm, specialmente quando si annaffia per immersione.
Rinvaso
Il rinvaso dell’orchidea Paphiopedilum viene fatto quando la pianta è cresciuta troppo, sta crescendo fuori dal vaso oppure quando il substrato si è deteriorato a causa del tempo e delle innaffiature.
Il momento migliore per travasare è dopo la fioritura, per due motivi:
- Non si rischia di stressare la pianta quando è fiorita, che potrebbe portare alla caduta prematura del fiore.
- Al termine della fioritura (o poco dopo) le Scarpette di Venere iniziano a produrre nuovi getti e nuove radici, travasando ora l’apparato radicale può crescere direttamente nel nuovo terriccio.
La procedura del rinvaso non è diversa da quella di altre orchidee simpodiali, se non che a differenza di tante orchidee, il Paphiopedilum ha radici marroni ricoperte di peli, non verdi.
Questo rende un po’ più difficile riconoscere le radici sane da quelle marce.
Non potendoci affidare al colore, per riconoscere le radici marce del Paphiopedilum bisogna schiacciare delicatamente le radici con le dita. Se sono turgide e sode significa che sono sane, se invece sono molli e si squagliano facilmente significa che sono marce e devono essere rimosse.
Una volta pulite le radici dal terriccio, e dopo aver rimosso quelle marce, si può invasare l’orchidea tenendo conto della sua direzione di crescita.
La pianta andrebbe sempre invasata con il getto vecchio (quello appena sfiorito) contro il bordo del vaso, mentre il getto più giovane dovrebbe rivolgersi verso il centro.
Quando si rinvasa un’orchidea Paphiopedilum è importante che il rizoma resti a contatto con il terriccio perché altrimenti non riuscirebbe a produrre nuove radici. Quest’orchidea è terrestre (o semi terrestre) e non è in grado di produrre radici aeree.
Terriccio e Vaso
Il terriccio ideale per i Paphiopedilum è differente da quello che si usa per la maggior parte delle orchidee epifite.
Questa orchidea infatti è semi-terricola e preferisce un substrato più alcalino a base di materiali rocciosi, come perlite, pomice, pietra lavica e piccole quantità di torba. Il Bark (di piccola o media pezzatura) viene spesso aggiunto in bassa concentrazione per aumentare l’ariosità e regolare il valore di pH portandolo ad essere neutro (intorno al 7).
Non è raro trovare anche dell’argilla espansa nel mix, che aiuta il substrato a restare più arioso.
Puoi creare il tuo mix ideale utilizzando questi elementi, oppure acquistare un terriccio specifico su siti specializzati come EvoPlant.
Qualunque sia il materiale utilizzato, il terriccio per l’Orchidea Paphiopedilum deve essere drenante e arioso, ma con una ritenzione idrica maggiore rispetto a quello usato per Phalaenopsis o Cymbidium.
Malattie e parassiti
I parassiti e le malattie che colpiscono la Scarpetta di Venere in casa sono gli stessi che affliggono altre orchidee. Tra questi abbiamo:
- Parassiti animali:
Cocciniglie, afidi, ragnetti rossi, tripidi e mosche bianche. - Parassiti fungini:
Fusarium, Pythium, Botrite, muffa fuligginosa, etc. - Malattie batteriche.
- Malattie Virali.
Puoi trovare tutte le informazioni su come riconoscere e debellare questi mali, nel post “Parassiti e malattie delle orchidee“.
Conclusioni sull’orchidea Paphiopedilum
Il Paphiopedilum è un’orchidea più unica che rara, grazie ai suoi fiori spettacolari o alle sue foglie ricche di dettagli e molto decorative.
Sempre più persone decidono di aggiungere questa orchidea alla propria collezione anche grazie alla sua facilità di coltivazione e alle poche cure che richiede.
La Pantofola di Venere, come viene soprannominata per via di una vecchia leggenda, ha un pattern di crescita piuttosto atipico, sia rispetto alle orchidee simpodiali (a cui appartiene) che a quelle monopodiali (che ricorda nella forma).
A differenza della Cattleya, l’Oncidium e altre orchidee a sviluppo orizzontale, questa orchidea non ha pseudobulbi e non ha organi atti ad accumulare acqua e nutrienti. Per questo motivo il substrato non deve mai asciugare del tutto, altrimenti la pianta andrebbe rapidamente incontro alla disidratazione.
Mantenere il giusto rapporto acqua/aria nel terriccio è il fattore più importante nella coltivazione del Paphiopedilum, una volta imparato sarà difficile non aver successo con questa splendida orchidea.