Ficus ginseng, benjamin e elastica: Acqua e Annaffiatura

Nel post di oggi vediamo come innaffiare il Ficus, che si tratti di ginseng, elastica, lyrata o un comune benjamina. In realtà questi quattro generi hanno pressoché le stesse esigenze in fatto di acqua e frequenza delle annaffiature, ma a seconda della grandezza della pianta e del tipo di substrato si possono adottare tecniche diverse per raggiungere lo stesso obiettivo.

Non voglio sprecare tempo prezioso in un introduzione lunga e inutile, quindi bando alle ciance e iniziamo.

Come innaffiare il Ficus ginseng acqua benjamin elastica lyrata
shop homeforest prodotti consigliati

Quante volte si deve innaffiare il Ficus?

Che si tratti di un Ficus ginseng, di un benjamina o un lyrata, l’innaffiatura dev’essere fatta a terriccio asciutto così che le radici della pianta possano assorbire sia l’acqua che l’ossigeno di cui hanno bisogno. Non è possibile stabilire una scadenza esatta e valida per tutti perché ci sono troppe variabili che si intersecano tra loro, come ad esempio:

  • Stagione dell’anno
  • Luce
  • Temperatura
  • Umidità ambientale
  • Tipo di substrato
  • Dimensione del vaso
  • Epoca dell’ultimo rinvaso
  • Ventilazione
  • Etc.

Sicuramente il fabbisogno d’acqua del Ficus aumenta quando fa caldo, la luce è abbondante e il vento soffia sulla sua chioma, e quindi le bagnature vanno ravvicinate. Oltre a questo va presa in considerazione l’evaporazione dell’acqua dal terriccio stesso e la quantità di substrato a disposizione della pianta.

Per capire se il terriccio è asciutto anche all’interno del panetto (e non solo in superficie) bisogna infilare un dito all’interno della zolla. O in alternativa uno spiedino di legno.
Se rimangono attaccate delle particelle di terra significa che il substrato è ancora umido e quindi bisogna aspettare ancora un giorno o due.

Un sistema infallibile, che però richiede un piccolo investimento, sono questi indicatori d’irrigazione che cambiano colore a seconda del livello di umidità nel terriccio. Azzurro bagnato e bianco asciutto.

Come annaffiare il Ficus e quanta acqua dare

Quando il terriccio è asciugato bene bisogna annaffiare il Ficus (ginseng o benjamina che sia) con un’abbondante quantità d’acqua così da riempire gli interstizi del suolo e facilitare l’assorbimento da parte delle radici. Praticamente si aspetta che la zolla sia bella asciutta e poi la si bagna per bene.

Solo così si può dare alle radici sia l’acqua che l’ossigeno di cui necessitano.

Innaffiare spesso, anche se con poca acqua, è sbagliato perché così si rischia seriamente di mantenere costantemente umida l’area superiore del panetto di terra, quella vicina al colletto, col rischio di farlo marcire. Nel frattempo la maggior parte delle radici (situate sul fondo del vaso) avvizziscono e seccano innescando una serie di altri fenomeni, come l’ingiallimento e la perdita del fogliame.

La domanda giusta da farsi quindi non è quanta acqua dare al Ficus, perché quella dev’essere sempre abbondante. Piuttosto è importante capire come innaffiarlo così da raggiungere una buona saturazione del medium.

Le tecniche d’annaffiatura sono essenzialmente 3, quella classica (o dall’alto), la subirrigazione e l’immersione. Vediamole brevemente.

Annaffiatura dall’alto

Innaffiare il Ficus dall’alto, o da bordo vaso, è la tecnica più diffusa ma non sempre porta a buoni risultati. Il problema giace nelle caratteristiche della torba di cui il terriccio è composta, che tende a restringersi e compattarsi molto quando asciuga.

Questo porta col tempo ad avere un panetto molto duro che fatica ad idratarsi, lungo i bordi del vaso si creano delle cavità che fanno drenare l’acqua senza che questa venga realmente assorbita. Il risultato è che il substrato non si bagna (se non in superficie) e il Ficus inizia a soffrire.

Per contrastare questo fenomeno bisogna raschiare la superficie della zolla con una forchetta così da renderlo soffice e tappare gli spazzi d’aria creatisi lungo il perimetro del vaso.

Successivamente bagna leggermente il terriccio così da riattivare la capacità di assorbimento della torba. Dopo 5-10 minuti procedi alla vera e propria innaffiatura versando acqua in abbondanza, più di quanta il vaso ne possa trattenere.

Infine bisogna rimuovere l’eccesso d’acqua dal sottovaso così che l’aria possa tornare a circolare all’interno del composto.

Subirrigazione

La subirrigazione consiste nel versare l’acqua all’interno del sottovaso (o bacinella nel caso di Ficus di piccole dimensioni) così che venga assorbita dal terriccio e risalga per capillarità. A seconda della grandezza del vaso possono volerci 10-20 minuti prima che il substrato “risucchi” tutta l’acqua che è in grado di assorbire.

Se vedi che il terriccio assorbe rapidamente tutta l’acqua aggiungine dell’altra finché non raggiunge il punto massimo di saturazione.

Una volta che la pianta (o meglio il substrato) smette di assorbire acqua, svuota la rimanenza dal sottovaso. Dopo qualche annaffiatura capirai con esattezza quanta acqua dare al Ficus senza esagerare e non sarà necessario rimuovere l’eccedenza dal sottovaso. Cosa gradita nel caso di piante grandi, pesanti e difficili da alzare come molti benjamina, robusta ben cresciuti o lyrata.

Immersione

L’annaffiatura per immersione consiste nel immergere il vaso per 5-10 minuti all’interno di un contenitore capiente e pieno d’acqua, fino a raggiungere lo strato superficiale del terriccio. Questa tecnica permette di bagnare in modo omogeneo la zolla e portarla a piena saturazione.

Ovviamente è applicabile solo con piante di piccola taglia, leggere e facili da maneggiare. É la mia tecnica preferita per innaffiare i bonsai di Ficus ginseng, dove solitamente il panetto di terra diventa molto duro e difficile da reidratare.

Una volta che il terriccio si è bagnato per bene si lascia sgocciolare l’acqua in eccesso e si riposiziona la pianta al suo posto fino all’innaffiatura successiva. Quando il substrato sarà completamente asciutto.

Che acqua usare per l’annaffiatura del Ficus?

L’acqua d’irrigazione ideale per i Ficus cresciuti in vaso dev’essere povera di cloro e calcare. Per quanto queste piante siano particolarmente resistenti, è dimostrato che crescono più sane e rigogliose se si presta attenzione alla qualità dell’acqua. In fin dei conti bastano pochi piccoli accorgimenti.

Per declorare l’acqua di rubinetto è sufficiente lasciarla riposare all’interno di un contenitore per 24 ore. Noterai che si creano delle bollicine d’aria (cloro per essere più precisi) lungo il perimetro del recipiente, mescola l’acqua così che vengano a galla e si disperdano nell’ambiente.

La quantità di calcare (carbonato di calcio e magnesio) disciolti nell’acqua di rubinetto varia molto da zona a zona. Su internet puoi trovare facilmente le caratteristiche chimiche dell’acqua del tuo comune, presta attenzione alla durezza.

Se l’acqua è dolce, medio dura o discretamente dura puoi utilizzarla senza alcun problema (da 0°f a 18°f). Se è dura o molto dura (da 18°f a 30°f o più) bisogna filtrarla o diluirla con acqua del condizionatore, piovana o demineralizzata.

analisi acqua comune di stezzano
Come vedi nel mio comune (provincia di Bergamo) l’acqua del rubinetto è molto dura e sono costretto a filtrarla o diluirla con acqua demineralizzata.

Nel caso di piccoli quantitativi d’acqua (3 litri) puoi utilizzare questa brocca filtrante molto molto efficace. Per litraggi maggiori ti consiglio di tagliare l’acqua di rubinetto con acqua demineralizzata, filtrata o piovana al 50%.

Durante l’inverno assicurati di bagnare il Ficus con acqua tiepida intorno ai 20-25°C.

Ovviamente bisogna anche concimare il Ficus, in particolar modo durante la stagione vegetativa. Clicca sul link per maggiori info.

Conclusioni

Spero che questo articolo sull’annaffiatura ti sia stato utile, ci tengo a ribadire che tutti i consigli scritti non valgono solamente per il Ficus benjamin, ma anche per il lyrata, l’elastica (o robusta) e il Ficus ginseng. Il ciclo acqua/aria o asciutto/bagnato deve ripetersi sempre in questo modo:

Bagna bene, aspetta che il terriccio asciughi, e bagna nuovamente.

Non bagnare troppo spesso o a cadenza fissa perché rischi seriamente che il ristagno idrico faccia ingiallire le foglie e (peggio ancora) marcire le radici.

Lascia un commento